Dopo otto giorni tra capi di stato e di governo sudamericani Matteo Renzi alle prime ore dell'alba è rientrato a Roma trovando ancora tutta in piedi la ”grana-Marino” con...
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GUIDA
«La posizione del Pd è autorevolmente espressa da Orfini a cui va il mio totale sostegno», ribadisce il presidente del Consiglio confermando l'irritazione per una vicenda che si sta prolungando ogni più pessimistica previsione. Per Renzi le dimissioni di Marino devono diventare effettive per procedere alla nomina del commissario e iniziare ad riprendere in mano la guida di una città da mesi allo sbando e con il Giubileo alle porte. Il balletto del ”Marziano” è per Renzi inspiegabile così come considera fuori luogo le considerazioni della sinistra del Pd che con Bersani accusa Renzi di aver gestito male la vicenda. Troppo facile per i renziani ricordare che il candidato del Rottamatore alle primarie era Paolo Gentiloni e che invece la candidatura di Marino venne sostenuta dalla sinistra. Polemiche interne a parte, la fiducia che Renzi ribadisce per l'operato di Orfini chiude ogni possibile trattativa con il sindaco che da giorni cerca un'interlocuzione con palazzo Chigi. Per Renzi non c'è più nulla da discutere sulle dimissioni del sindaco che invece va a caccia di nuove legittimazioni e domenica, in occasione della messa al Verano, spera di spuntare un abbraccio pacificatore con il Papa dopo il burrascoso viaggio negli Usa. L'estremo tentativo di Causi e Orfini per una soluzione per un'uscita onorevole del sindaco deve fare i conti con un presidente del Consiglio che di fatto chiude la porta ad ogni possibile trattativa prima che le dimissioni di Marino diventino effettive. Convinti che anche il Marziano non abbia interesse a farsi sfiduciare dai consiglieri di un partito dove intende continuare a militare, al Nazareno si cerca di chiudere la faccenda evitando guai ulteriori. Magari con un dibattito in Campidoglio che chiuda la vicenda.
BIG
Rimettendosi alle decisioni di Orfini, Renzi conferma che la linea sul futuro della Capitale non cambia e che il segretario è pronto a pagare qualunque prezzo pur di chiudere con il sindaco che ritiene di aver difeso «oltremodo», dentro e fuori il partito, anche a dispetto di quanto un anno fa sostenevano molti dei suoi più stretti collaboratori. L'eventualità che Marino voglia rappresentare nel Pd l'anti-Renzi anche al congresso del 2017, rende la sfida ancor più scivolosa ma imporrebbe a Marino di evitare una sfiducia in aula da parte dei consiglieri del suo partito. Malgrado il tira e molla al Nazareno si cominciano a valutare le candidature per le elezioni di primavera. Dopo i ”no” dei ministri Franceschini e Gentiloni è partita la caccia ad un volto femminile e cominciano a circolare con insistenza i nomi delle ministre Marianna Madia e Beatrice Lorenzin. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero