Renzi guarda oltre le inchieste: caccia al voto dei giovani

Renzi guarda oltre le inchieste: caccia al voto dei giovani
«Io sono uno che impara dagli errori, faccio tesoro delle lezioni. Anche di quelle dolorose». Matteo Renzi, dopo la batosta del 4 dicembre, quando venne travolto da...

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«Io sono uno che impara dagli errori, faccio tesoro delle lezioni. Anche di quelle dolorose». Matteo Renzi, dopo la batosta del 4 dicembre, quando venne travolto da un'ondata di No alla riforma costituzionale e si dimese da premier, non smette di pensare agli «errori commessi». E a come rimediare. Ebbene, la principale lezione del voto refendario è arrivata, per l'ex premier e per l'ormai ex segretario del Pd, dal voto giovanile. Un voto che, praticamente nella sua totalità, gli si è rivoltato contro scegliendo il No. Così, insieme al consigliere economico Tommaso Nannicini, Renzi sta scrivendo un'agenda e un programma economico decisamente orientato verso i giovani. E che everrà discusso nel fine settimana al Lingotto di Torino.



La prova di questa attenzione arriva dall'intervista rilasciata al "Messaggero" da Nannicini. Nel lungo colloquio, il professore della Bocconi, indica una serie di misure che Renzi attuerà a favore degli under 35 qualora dovesse riuscire a tornare a palazzo Chigi. Inchiesta Consip, primarie del Pd ed elezioni permettendo.
La prima è l'introduzione di una nuova progressività nell'Irpef. Il peso delle tasse non sarebbe solo in base al reddito, ma in base all'età. Della serie: più sei giovane e meno tasse paghi.


Le altre misure, volte anche a colmare il gap che in Italia penalizza gli under trenta, sono invece inserite nel progetto chiamato "lavoro di cittadinanza". E qui si trova la dote personale di decontribuzione e la dote personale formativa. Vale a dire: ogni giovane per tutta la vita lavorativa potrà spendere i suoi credit indipendentemente dall'azienda presso la quale lavora o lavorerà. Un esempio: se agli under 35 verrà assegnato un periodo di tre anni di decontribuzione (i contributi li paga lo Stato e non l'azienda) questo periodo il giovane lavoratore potrà decidere di spenderlo presso una società. Se poi questa società non dovesse assumerlo, il restante periodo potrà essere investito in un'altra azienda. Lo stesso vale per la formazione. Un approccio che ribalta anche il modo di come sono stati trattati finora gli aiuti contro la disoccupazione: finora i soldi lo Stato li passava all'impresa, se Renzi dovesse tornare a palazzo Chigi, a ricevere il sostegno sarebbero i giovani lavoratori.
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Il Messaggero