È Carlo Calenda il nuovo ministro dello Sviluppo Economico. A sorpresa, a un mese dalle dimissioni di Federica Guidi, arriva l'annuncio di Matteo Renzi. Il premier...
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E aggiunge, da «cittadino onesto», di non aver «paura» della magistratura e di non avere alcuna intenzione di gridare al complotto. Magistrati come il membro del Csm Piergiorgio Morosini «fanno polemica contro di me? Affari loro», commenta tranchant. «C'è il Csm»: valuterà «se è giusto». Il presidente del Consiglio, dopo aver comunicato la sua decisione al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, scioglie il nodo del sostituto di Federica Guidi allo Sviluppo economico. «Il nuovo ministro è Carlo Calenda. Giurerà in settimana al Quirinale», annuncia. Un nome fuori da ogni pronostico, anche perchè solo da qualche mese (non senza polemiche dei diplomatici) Renzi aveva inviato l'allora viceministro allo Sviluppo a Bruxelles, a guidare la delegazione italiana. «Gli ho chiesto di tornare», spiega: «Si tratta di una persona che già governava la macchina» e conosce già i dossier sul tavolo. Insomma, rivendica, una scelta di esperienza. Renzi ricorda che la prossima settimana si chiuderà un'altra partita importante per il governo: entro il 12 maggio, con voto di fiducia, ci sarà il via libera alle unioni civili. Ma intanto non si spengono le polemiche sul fronte giustizia.
Il leader del Pd ammette che la questione riguarda anche il suo partito: «Abbiamo 50 mila amministratori e in troppi casi le cose non girano. Con una macchina così complessa possiamo fare più e meglio ma abbiamo fatto passi avanti», dice citando ad esempio positivo il sindaco di Ercolano Ciro Bonajuto («Gli animali della camorra lo minacciano una volta alla settimana»). Ma sul sindaco di Lodi, arrestato questa settimana, così come sugli altri amministratori indagati, ribadisce un principio garantista: «Bisogna aspettare le sentenze». E, senza citarli, rivolge una frecciata velenosa ai Cinque stelle che difendono il sindaco di Livorno indagato: «Certi garantisti a giorni alterni, che fanno l'onestà differenziata dei principi di giustizia, mentre passano il tempo a farti le pulci». Il governo, osserva, ha fatto «grandi investimenti contro la corruzione», mentre Luigi Di Maio la legge sulla prescrizione alla Camera «non l'ha votata» (ma il Pd è sempre disponibile al dialogo, aggiunge). Infine, il passaggio più delicato. «Non ci metto il naso - assicura - nelle discussioni interne» alla magistratura, anche se «alcuni» vorrebbero «trascinarmi» nello scontro tra politica e giudici di venti anni fa, in «discussioni sterili». «Cari giudici fate il vostro lavoro - aggiunge - io faccio il mio. Il resto è parapiglia politico di basso livello: facciano le interviste che vogliono, io ho da lavorare», dice a muso duro.
E aggiunge: «Non ci sono complotti, non temo che i giudici possano svolgere un ruolo ulteriore rispetto a quello che gli è assegnato.
Il Messaggero