Renzi, tappa per il «sì» a Ercolano: «Mi scuso se accozzaglia è offesa»

Renzi, tappa per il «sì» a Ercolano: «Mi scuso se accozzaglia è offesa»
Renzi arriva ad Ercolano e trova ad accoglierlo il sindaco Ciro Buonajuto, la segretaria regionale Assunta Tartaglione ed altri fedelissimi come l'ex parlamentare Teresa...

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Renzi arriva ad Ercolano e trova ad accoglierlo il sindaco Ciro Buonajuto, la segretaria regionale Assunta Tartaglione ed altri fedelissimi come l'ex parlamentare Teresa Armato. Non si vede, invece, il governatore Vincenzo De Luca, a conferma di come siano cambiati i rapporti tra premier e presidente della Regione dopo le frasi choc di quest'ultimo sulla presidente dell'Antimafia Rosy Bindi. Al posto di De Luca in sala c'è il vicegovernatore Fulvio Bonavitacola. Il presidente della Regione è impegnato oggi in un tour per il sì al referendum nel Vesuviano, è dunque a pochi chilometri da Ercolano. Nonostante ciò De Luca ha deciso di non partecipare alla manifestazione che si tiene al Mav.




Il salone del Mav è affollato e Renzi è costretto a dirigere il «traffico»: «Buoni, seduti» dice il premier. «Sale piene, urne pienissime» ironizza. «I soldi per gli Scavi ci sono, sono pronti al Cipe, questo è un orgoglio nazionale» annuncia. «Siamo ripartiti, a Pompei abbiamo superato i 3 milioni di biglietti, qui stiamo investendo, ma non ne usciremo se non riusciamo a mettere fine alla disoccupazione giovanile». Qui Renzi snocciola i dati sui nuovi occupati, «quasi tutti a tempo indeterminato»: «Ma il problema è la diversità profonda tra Nord e Sud» dice mentre una donna urla: «Sì, è questo il problema». E Renzi: «Grazie, era dai tempi di Mike Bongiorno che non mi capitava».

«La prima ferrovia era da Napoli e Portici e invece l'alta velocità si ferma a Salerno. Perché dobbiamo avere un Sud parzialmente in deficit infrastrutturale? Per me si può cambiare, io non credo a quelli che si rassegnano o che dicono: vergognatevi, fa schifo tutto. Il compito della politica è provare a cambiare le cose». 

Quindi rinnova l'attacco ai Cinque Stelle già lanciato ieri nel tour tra Basilicata e Campania: «Volevano cambiare le cose e ora sono peggio degli altri. Occorre un atteggiamento costruttivo, non si può dire sempre no». Torna poi sui rapporti con l'Europa: «Dopo una lunga discussione il presidente della Commissione europea ha deciso di rimettere a posto la Cattedrale di Norcia. Io plaudo quando è giusto all'Europa. Ma é fondamentale che tutti i sindaci possano rimettere liberamente i fondi per la sicurezza delle scuole perché la stabilità dei funzionari europei è meno importante della stabilità dei nostri figli». Quando cita Salvini dal pubblico si leva un «buuuuuu», Renzi frena: «Boni, noi non fischiamo nessuno». Ma su Salvini subito dopo ironizza: «È in trance agonistica per Trump, attacca l'Europa tutti i giorni tranne il 27, quando prende lo stipendio da europarlamentare».

Non fa sconti alla «casta»: «I tagli si fanno ai costi della politica, non alle cose che servono ai cittadini, come la sanità, su cui abbiamo messo 2 miliardi in più. Sapete perché i grillini votano no? Perché vogliono i rimborsi del Senato. Hanno le firme false, ma quei soldi sono veri». Sul Giubileo ringrazia «la professionalità delle forze dell'ordine e i volontari. L'Italia è orgogliosa di come è stato gestito l'ordine pubblico sia in occasione del Giubileo che di Expo».

«Perché non avete abolito del tutto il Senato», chiede Franco dalla platea. Il premier risponde: «Molti Paesi del mondo hanno un Senato che rappresenta i territori, i cui componenti non percepiscono stipendio. Questa è la posizione che abbiamo voluto prendere». Torna sullo scontro con Landini: «Ho l'impressione che non abbia letto la riforma. Qui non si riduce la democrazia, ma le poltrone. Negli Stati Uniti hanno la metà dei nostri parlamentari ma non hanno certo una democrazia dimezzata».

La verità, dice Renzi, è che le motivazioni del no non hanno a che fare con il merito: «Li ho definiti accozzaglia, mi scuso se qualcuno si è offeso, ma in questo fronte ci sono Berlusconi e Magistratura democratica, Grillo e D'Alema. Si sono arrabbiati, allora li chiameró coesa coalizione contro la riforma, perché non hanno una riforma alternativa. Il punto, comunque, resta il titolo V, che ha aumentato le distanze tra Nord e Sud. Non possiamo avere più un Paese dove si lavora solo se si conosce qualcuno. E allora è il Mezzogiorno che deve voler cambiare».

«Sono orgoglioso che la mia generazione sia la prima senza vitalizi. E chi ci fa la morale ha la pensione da 21mila euro» attacca. Di questi mille giorni «non sono contento sulla scuola»: «Abbiamo messo 3 miliardi ma qualcosa abbiamo sbagliato perché si sono arrabbiati tutti anche se sono stati assunti 100mila prof a tempo indeterminato», dice, rispondendo a una donna che lamenta i tagli agli insegnanti di sostegno. «Ma se diciamo sí è un sì al futuro altrimenti dovrete tenervi questa classe politica», aggiunge concludendo il suo intervento prima di lasciare Ercolano per Foggia.


 

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Il Messaggero