ROMA Matteo Renzi ha giocato di anticipo. Prima della pubblicazione delle pagelle sui conti da parte della Commissione europea, che arriveranno oggi, l'Italia ha posto una...
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LA DECISIONE
I motivi della decisione li ha spiegati lo stesso Gozi. «Lo abbiamo fatto», ha detto il sottosegretario, «perché riteniamo che sia una proposta su cui dobbiamo avere ancora molte garanzie sul reale aumento a favore delle nostre priorità: immigrazione, sicurezza, risorse europee per i giovani (siano per la lotta contro la disoccupazione o l'Erasmus), i programmi di successo come Horizon2020 cu cui non possiamo assolutamente accettare dei tagli, e la flessibilità del bilancio europeo per una maggiore capacità di reagire alle crisi. Si tratta, invece, di una «riserva» che sfocerà in un vero e proprio veto solo quando la proposta di bilancio sarà posta in votazione. Chi ha provato a gettare un po' di acqua sul fuoco è stato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, secondo cui non ci sono incrinature nel rapporto tra Italia ed Europa. E sull'atteso giudizio sui conti ha detto di non aspettarsi «particolari rigidità o flessibilità, ma semplicemente il riconoscimento delle nostre buone ragioni». Gentiloni ha anche ribadito che l'accordo di Dublino, che impone al primo Paese di arrivo di farsi carico dei migranti, non va.
Sbattere i pugni sul tavolo, ha già funzionato in altre occasioni per Roma. Il caso più noto è quello del 2012, quando Mario Monti durante la notte del 26 giugno sfidò apertamente la Merkel: assieme alla Spagna minacciò il veto all'intero pacchetto di misure sul tavolo, incluso il piano di crescita da 120 miliardi, se non avesse avuto il via libera allo scudo anti-spread, che ha aperto la strada al programma di acquisto di titoli di Stato della Bce. Si vedrà se questa volta l'esito sarà lo stesso. Nei giorni scorsi il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker aveva sconsigliato all'Italia di intraprendere questa strada, perché non avrebbe dato i risultati sperati. Si vedrà nelle prossime settimane se sarà così.
La verità è che la Commissione in questa fase, a poche settimane dal referendum, non ha intenzione di mettere in difficoltà Roma, e dunque anche l'avvertimento che arriverà oggi sarà più un buffetto che uno schiaffo. Dall'altro lato l'attacco all'Europa dell'austerity porta consensi in una campagna elettorale combattuta senza esclusione di colpi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero