Renzi: dall'Europa vogliamo fermezza, pacificare la Libia no al blocco navale

Renzi: dall'Europa vogliamo fermezza, pacificare la Libia no al blocco navale
Affondare i barconi nei porti libici attraverso un'operazione di polizia internazionale che coinvolga, oltre ad una pattuglia di Paesi europei, le nazioni confinanti con la...

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Affondare i barconi nei porti libici attraverso un'operazione di polizia internazionale che coinvolga, oltre ad una pattuglia di Paesi europei, le nazioni confinanti con la Libia e le Nazioni Unite. Matteo Renzi ha deciso di misurare sulla questione libica il peso della sua «leadership in Italia e in Europa», come l'ha definita qualche giorno fa il presidente americano Barack Obama. Il presidente del Consiglio, forte del mandato bipartisan del Parlamento e del sostegno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è pronto a muoversi a modo suo sullo scenario europeo ed internazionale, anche a costo di compromettere i tradizionali equilibri Nord-Sud sui quali si è retta finora la politica estera dei Ventotto.




CONSIGLI

Obiettivo del premier è quello di rientrare stasera da Bruxelles avendo dalla sua tutta l'Unione nella lotta contro gli scafisti e le stragi in mare. Una lotta che Bruxelles si dirà pronta a combattere a fianco delle autorità libiche, ma anche da sola seppur, ovviamente, sotto l'ombrello delle Nazioni Unite. Prima del Consiglio europeo straordinario, Renzi parlerà al vertice dei socialisti europei dove il Pd ha il gruppo più consistente. Come già accaduto in occasione del braccio di ferro sulla poltrona di Alto rappresentante, l'investitura che riceverà dal Pse servirà al premier (nonché segretario del Pd) per reclamare dai Ventisette la leadership in una missione di controllo e regolazione dell'immigrazione attraverso la quale dovrebbe passare la pacificazione della Libia. La scommessa è difficile da vincere, ma Renzi è pronto alla sfida a patto che l'Europa dia quel segnale di fermezza che dovrebbe spingere le fazioni libiche a più miti consigli costringendole ad unirsi alla lotta contro i mercanti di esseri umani. Lunedì Renzi incontrerà a Roma il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon e con lui farà il punto sul lavoro dell'inviato Onu in Libia Bernardino Leon. Con l'Europa in prima linea nella lotta al traffico di esseri umani e di quant'altro si muove in una Libia preda di trafficanti e bande armate, Renzi è convinto di poter avvicinarsi alla soluzione del vero problema che poi spinge migliaia di disperati a salire sui barconi: la pace in Libia. L'ambizioso obiettivo del presidente del Consiglio è quello di disegnare i nuovi equilibri in Nord Africa anche grazie al mandato ricevuto di recente da Washington, insieme ai tradizionali interlocutori nell'area. Francesi ed inglesi in testa. Per tagliare l'erba sotto i piedi dei trafficanti di esseri umani, Renzi ha bisogno che il summit straordinario di oggi si concluda con un mandato fermo e dettagliato nelle misure da rendere immediatamente operative. «Non possiamo permetterci un'altra riunione di buoni principi - spiega il sottosegretario alle politiche comunitarie Sandro Gozi - dobbiamo rendere operative le conclusioni del vertice sull'immigrazione dello scorso ottobre».



BLOCCO


Scoraggiare le partenze, aumentare la dotazione di Triton e Frontex, coinvolgere Onu ed istituzioni europee nella concessione dei visti d'asilo, sono gli altri impegni che oggi i Ventotto dovrebbero assumere. Nessun accenno, invece, al blocco navale che FI avrebbe voluto inserire nella risoluzione parlamentare del Senato e che invece è stato cancellato lasciando solo il riferimento agli articoli 41 e 42 della Carta-Onu, due articoli che comunque sollecitano non Bruxelles ma le Nazioni Unite. D'altra parte «per fare il blocco navale - spiega il senatore del Pd Giorgio Tonini - dovremmo occupare con le navi da guerra i porti. E non mi sembra ci sia l'intenzione di dichiarare guerra alla Libia». L'impegno militare che l'Europa metterà sul piatto oggi per fermare il traffico di esseri umani dovrebbe servire per intimare alle varie fazioni che si combattono in Libia di trovare un'intesa. Soprattutto dovrebbe spingere i Paesi che appoggiano le avverse tribù di Tobruk e di Tripoli (su tutti Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Qatar) a fare un passo indietro anche perché «sui barconi che vengono dalla Libia non ci sono solo famiglie innocenti». La silenziosa invasione di jihadisti, nascosti tra i migranti, è l'arma che Renzi oggi tornerà a brandire per fare del problema una questione che interessa non solo i Paesi del sud dell'Europa.



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Il Messaggero