Dal registro elettronico a Remind, l'app che mette in rete studenti, professori e famiglie

Dal registro elettronico a Remind, l'app che mette in rete studenti, professori e famiglie
In tempi di registri online i genitori hanno ormai la possibilità di controllare direttamente l’andamento scolastico dei figli in ogni suo aspetto: sia che si tratti di...

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In tempi di registri online i genitori hanno ormai la possibilità di controllare direttamente l’andamento scolastico dei figli in ogni suo aspetto: sia che si tratti di assenze, sia che si voglia dare un’occhiata ai voti. Ecco perché la start-up di Brett Kopf, un ingegnere 27enne dell’Università dell’Illinois, forse arriva al momento giusto. Kopf ha ideato, infatti, un’applicazione-registro, una sorta di agenda digitale per segnare orari, appuntamenti, compiti e scadenze: è Remind (“Ricordare”).




Già attiva negli Stati Uniti, sbarca ora sul mercato spagnolo: l’obiettivo è quello di lanciarla in tutto il Sud America e, soprattutto, tra gli ispanici statunitensi, la minoranza etnico-linguistica più grande negli States; ma, dato ancor più rilevante, la fetta di popolazione tra cui si registra il più alto tasso di abbandono scolastico. Remind è infatti pensata indifferentemente per professori, genitori e alunni, una sorta di aula virtuale collettiva dove potersi confrontare, chiedere e dare suggerimenti, proporre soluzioni a vari problemi. Non solo, quindi, un supporto didattico, ma anche un vero diario scolastico. C’è chi si è spinto a definirlo “un WhatsApp educativo”.



L’ideatore di Remind ha seguito la logica che caratterizza il quotidiano di ogni nativo digitale: la disintermediazione, la reinvenzione delle pratiche ordinarie secondo un’autonomia sempre più dirompente; l’annullare, in altre parole, il ricorso a qualsiasi tipo di filtro o intermediario. È l’aspetto che caratterizza il successo di star-up come BlaBlaCar, dove si cercano o si offrono passaggi in auto. «Se puoi avere una pizza a casa in pochi minuti o una macchina che ti porta dove vuoi, perché i professori non comunicano con la stessa immediatezza con i genitori?» si chiede Kopf, spiegando l’idea che lo ha guidato nella creazione di questo canale di comunicazione.



La messaggeria telefonica è una delle tendenze in maggior crescita degli ultimi tempi: ComScore ha calcolato che il 40 per cento degli americani ricorre a questo tipo di applicazioni, Flurry ha registrato una crescita del 103 per cento nel 2014. WhatsApp, re nella messaggeria telefonica, vanta più di 700 milioni di utenti mensilmente attivi. Seguono Viber, con 200 milioni, e Line, con 170. Per quanto riguarda Remind, il 35 per cento dei professori statunitensi dichiara di utilizzarlo, che si aggiungono ai più di 23 milioni di utenti tra genitori, educatori e studenti. «Ciò che vogliamo frenare – aggiunge l’ingegner Kopf – è un vero dissanguamento: ogni giorno 7mila ragazzi abbandonano gli studi. Dobbiamo tornare alle radici, creare una relazione ferrea con la scuola».



Remind, per ora, è gratis. «E lo resterà sempre» aggiunge Kopf, che ha scelto di seguire la formula “freemium”, grazie a cui si può disporre di una base gratuita, che però diventa a pagamento per i servizi addizionali. Tale sarebbe, ad esempio, la diffusione di materiali o avvisi urgenti. Un altro motivo di vanto per questo sistema di messaggeria è la privacy, ancor più importante nel caso di Remind (che contempla la presenza, tra gli altri, di studenti, per lo più minorenni). «Quando ci si iscrive, si verifica innanzitutto l’appartenenza alla scuola. Lo si fa attraverso il numero di telefono, però nessuno ha il numero di nessuno» spiega Brett Kopf.



Esce ora, come si diceva, la versione in spagnolo, in attesa di lanciare quelle in portoghese, mandarino, francese e tedesco. E l’italiano? È ancora presto, al momento non si sa se e quando verrà proposta una versione nella nostra lingua. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero