La strana corsa per la poltrona di governatore del Lazio, piuttosto silente, quasi «invisibile», ha ammesso la grillina Lombardi, perché fagocitata dalle...
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Agganciata per forza di calendario alla partita nazionale, la sfida del Lazio corre su binari diversi. Perché i 4.810.430 elettori che potranno scegliere tra 9 candidati e 19 liste (in lizza quasi 600 aspiranti consiglieri regionali), troveranno sulla scheda, per esempio, un centrosinistra largo e diverso dal perimetro renziano, con la sinistra di Leu dentro e i popolari di Beatrice Lorenzin fuori, in solitaria a sostegno dell'ex veltroniano Jean-Léonard Touadi. C'è poi l'outsider Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice che corre da indipendente con la lista dello Scarpone e gode della simpatia dell'ex governatore di destra Francesco Storace.
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IL DUELLO
Divisi da trecento metri a Latina, Nicola Zingaretti e Stefano Parisi, ieri, si sono dati battaglia. Il presidente uscente ha caricato i supporter (meno di mille) facendo appello ai valori della Costituzione e a quelli dei partigiani, alimentando il rischio che «tornino quelli che hanno devastato il Lazio, che si compravano i Suv con i soldi pubblici».
«AZZERATE LE DISTANZE»
Parisi, ospite di Giorgia Meloni che a Latina è candidata all'uninominale, ha detto di sentire che il vento è cambiato e ha attaccato: «Abbiamo azzerato le distanze con Zingaretti. Finora lui era alto solo perché non c'era un competitor». Anche nella piazza di Parisi non si è arrivati alle mille persone. Ma poco importa, la vicinanza fisica tra i due candidati governatori è diventata più che simbolica per il centrodestra. Anzi, quasi rivelatrice. «Siamo l'unica alternativa all'immobilismo della sinistra», ha spiegato il manager del centrodestra, convinto di aver ripreso lo sfidante. «In ballo abbiamo il futuro di questa regione che ha ripreso a correre», ha risposto Zingaretti a distanza.
Sul palco di piazza del Popolo, Lombardi ha parlato dei pronto soccorso sovraffollati, delle liste d'attesa «troppo lunghe», ha proposto gli «sgravi fiscali alle mamme», annunciato «controlli sulle cartelle esattoriali con i balzelli regionali», ha ripetuto che «toglierà il vitalizio ai consiglieri». Soprattutto, ha cercato di entrare nel duello tra Parisi («il centrodestra si è già diviso e lui con Roma non c'entra nulla») e Zingaretti («la Regione è stata usata come sede di partito»). E per Raggi, dopo i veleni del passato, solo parole al miele: «Si è fatta carico dei problemi di questa città, insieme al governo saremo fortissime». E la sindaca ha invitato a «sostenere Roberta, che sta facendo un'impresa».
RISCHIO ANATRA ZOPPA
In fondo alla corsa, c'è lo spettro dell'anatra zoppa. Ovvero che chiunque vinca non abbia la maggioranza nell'aula della Pisana. Il fatto è che nel Lazio si vota con un sistema elettorale misto: l'80% dei seggi (40), è assegnato con il proporzionale, mentre i 10 scranni che restano vanno alla coalizione che esprime il governatore. Ma il premietto di maggioranza potrebbe non bastare a controllare il Consiglio regionale, se il candidato vincente non riuscisse a superare il 35-36% dei voti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero