Regeni, nuovo mistero: ultimo contatto sul web dentro la metropolitana

Giulio Regeni
«Sembra che le autorità egiziane vogliano collaborare, ma vedremo se ci sarà un'effettiva condivisione delle informazioni. Bisogna cercare la verità...

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«Sembra che le autorità egiziane vogliano collaborare, ma vedremo se ci sarà un'effettiva condivisione delle informazioni. Bisogna cercare la verità “vera”, non una verità “sostenibile”». Commenta così il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, il viaggio in Egitto dei magistrati romani. E infatti, al di là dell'accoglienza calorosa, dell'impegno a svolgere insieme tutti gli accertamenti per arrivare alla verità sul caso Regeni, nessun elemento di indagine è stato consegnato al procuratore Giuseppe Pignatone e al sostituto Sergio Colaiocco.

E la soluzione del giallo sembra ancora lontana. Un unico dato, semmai, apre uno scenario diverso, ed è quello che riguarda il cellulare di Giulio. Le ricostruzioni fatte finora dagli inquirenti avevano indicato le 19,41 come il momento in cui il telefonino si ero spento per sempre. Ora i riscontri su tabulati e sulle celle telefoniche hanno registrato un collegamento internet alle 20,03 del 25 gennaio, mentre si trovava nei sotterranei della metropolitana. In attesa che l'Egitto ci consegni l'intera documentazione acquisita, il particolare apre diverse ipotesi investigative: Giulio potrebbe essere sceso e poi risalito dalla fermata, qualcuno potrebbe aver simulato lo spostamento o potrebbe essere stato rapito mentre si trovava nella stazione. Nel frattempo è lo stesso Pignatone a incassare un successo: «Non si parla più della pista privata» dice il procuratore mentre ammette che «la titolarità delle indagini rimane comunque all'Egitto».
 
L'INCONTRO
È fissato prima di Pasqua il vertice romano tra la polizia italiana e quella egiziana, da settimane sono al lavoro sull'omicidio. In quell'occasione gli inquirenti egiziani potrebbero consegnare i documenti relativi all'inchiesta e in particolare i verbali di alcune testimonianze e i dati relativi alla celle telefoniche. Obiettivo è creare un asse investigativo Cairo-Roma per fare luce, al netto dei depistaggi, sulla vicenda. Dopo l'incontro di due giorni fa al Cairo, le massime autorità giudiziarie dell'Egitto hanno garantito che non verrà tralasciata alcuna pista investigativa, anche nel caso in cui l'inchiesta dovesse arrivare ad ambienti legati alle forze dell'ordine. Al momento, il team investigativo di Ros e Sco e Interpol, inviato dalla procura oltre un mese fa, continuerà a restare in Egitto fino all'incontro a Roma.


Nel frattempo, però, continuano i depistaggi rilanciati dai media locali. Nei giorni scorsi il sito Youm7 aveva parlato di un video che riprendeva Regeni sotto al consolato italiano il giorno prima della scomparsa, mentre litigava con qualcuno che parlava la sua stessa lingua. Ieri, invece, è emersa la testimonianza di un ingegnere che lo conosceva e che avrebbe riconosciuto in Giulio la persona che litigava. Ma il dato è smentito dai carabinieri del Ros che conducono le indagini: a quell'ora Regeni - viene spiegato - in base alle ricostruzioni testimoniali e ai tabulati, si trovava nella sua abitazione nel quartiere di al Dokki. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero