Regeni, i genitori a Bruxelles: «Europa e Italia facciano pressione sull'Egitto, basta commemorazioni, ora azioni»

L'Italia e l'Europa devono aumentare la pressione sull'Egitto per avere un'indagine trasparente sulla morte di Giulio Regeni. E per farlo gli stati membri devono...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'Italia e l'Europa devono aumentare la pressione sull'Egitto per avere un'indagine trasparente sulla morte di Giulio Regeni. E per farlo gli stati membri devono richiamare gli ambasciatori e dichiarare l'Egitto paese non sicuro. Lo hanno chiesto i genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni parlando alla commissione Diritti Umani del parlamento di Bruxelles. «Non ho capito - ha detto Paola - se l'Italia è ancora amica o no dell'Egitto. Chiediamo al nostro governo di essere più esplicito: sappiamo che c'è un nuovo ambasciatore, non si capisce quando andrà. Tutti mi chiedono cosa fa il governo, cosa fa l'Unione europea io dico: basta commemorazioni, ora azioni».

 


«Noi anche oggi - ha aggiunto la madre di Giulio Regeni - siamo genitori erranti nelle istituzioni per chiedere verità. Giulio, in qualità di cittadino europeo, doveva essere tra voi, nelle istituzioni Ue, e invece siamo noi qui a parlare di lui. Abbiamo una documentazione di 266 foto di cosa è successo a Giulio: una vera enciclopedia delle torture in Egitto. Abbiamo anche 225 pagine di relazione sull'autopsia. Non vorremmo mai arrivare a mostrare quelle foto, vorrebbe dire che avremmo toccato il fondo. Tutti mi dicono - prosegue la signora Paola - "dove erano i governi?" Io penso che i governi sapevano e dovevano avvisare la gente, gli studenti che ancora vanno in Egitto, un paese considerato ancora sicuro per il turismo». Paola Regeni ha parlato poi dei depistaggi emersi nelle ore successive alla tragedia, osservando di non essere «soddisfatta della situazione attuale. Sentiamo un vuoto e chiediamo di fare pressioni sull'Egitto. L'Italia e l'Europa devono fare delle scelte perché quello che è successo a Giulio può accadere a chiunque», sottolineando che dall'Egitto non sta venendo alcuna collaborazione: «Finora abbiamo solo carta straccia, false testimonianze. Ora chiediamo una forte pressione dell'Europa nei confronti de Il Cairo. Non ho ancora capito se l'Italia è amica o no dell'Egitto ma so che gli amici non uccidono i figli degli amici».

«Vogliamo ringraziare il Parlamento europeo - ha detto quindi il marito, Claudio Regeni - per l'approvazione della risoluzione: ora è importante che l'Egitto senta una forte pressione dall'Europa e da tutti i suoi stati membri pur di ottenere una investigazione trasparente. Chiedo che gli stati membri richiamino i propri ambasciatori, dichiarino l'Egitto un Paese non sicuro, sospendano gli accordi sull'invio di armi, di interforze per lo spionaggio o la repressione interna, sospendano gli accordi economici, facciano un monitoraggio dei processi contro attivisti, militanti avvocati e giornalisti che si battono per la libertà in Egitto e offrano protezione e collaborazione, anche con l'offerta di visti, a chi può offrire notizie alla procura di Roma».


Paola Regeni:
«Nuovo ambasciatore in Egitto stia a casa». «Confermo la nostra richiesta al governo italiano di mantenere il richiamo del nostro ambasciatore: Cantini resti a casa. Ma l'importante è spiegare all'opinione pubblica il perché e cosa sta accadendo in Egitto», ha quindi precisato all'Ansa Paola Regeni, al termine del suo intervento alla Commissione diritti umani del parlamento europeo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero