Nessuna richiesta italiana soddisfatta, un dossier di un centinaio di pagine totalmente insufficiente e riempito di documenti già consegnati un mese fa, non una spiegazione...
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«L'italia ha preso un impegno con la famiglia Regeni, con la memoria di Giulio Regeni, e anche con la dignità di ciascuno di noi nel dire che ci saremo fermati solo davanti alla verità», ha ribadito il premier.
«Siamo amareggiati» sono invece le parole di Paola e Claudio Regeni, che però non perdono la speranza di arrivare alla verità: «siamo certi che le nostre istituzioni e tutti coloro che stanno combattendo al nostro fianco questa battaglia di giustizia, non si fermeranno». Quel che era già evidente ieri al termine della prima giornata di incontri, una delusione e un'irritazione nascosta soltanto dal silenzio totale degli investigatori, è diventato dunque ufficiale con il comunicato della procura di Roma. Una lunga nota con la quale il procuratore Giuseppe Pignatone elenca una dopo l'altra le richieste rimaste inevase dal Cairo ma non chiude del tutto la porta, sottolineando da un lato la volontà degli egiziani di proseguire, almeno formalmente, «la collaborazione» attraverso «lo scambio di atti d'indagine», e dall'altro la «determinazione» di entrambi i paesi «nell'individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero