«L'Italia non si accontenterà di nessuna verità di comodo. Consideriamo un passo in avanti importante il fatto che le autorità egiziane abbiano...
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«L'ennesima versione dei fatti sull'omicidio di Giulio Regeni è scoraggiante e getta un'ombra sul rigore delle indagini svolte in Egitto», ha scritto in un tweet, la presidente della Camera Laura Boldrini.
«Valori e interessi, democrazia e dittatura. Giulio aveva scelto, e noi?», ha invece scritto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi sulla sua pagina Facebook, definendo «una vergognosa menzogna quella ci è stata proposta per la morte di Giulio Regeni dal dittatore egiziano Al Sisi, che con ampie interviste ci aveva promesso la verità». «Il governo - chiede Rossi - oltre a continuare a chiederla, può dire e fare qualcosa di più?. Io penso che deve - conclude - se vogliamo essere credibili verso una generazione di giovani che crede nella giustizia e nella libertà come valori validi per tutto il mondo».
«Alla luce dell'ultima ricostruzione sull'omicidio di Giulio Regeni fornita dal ministero degli Interni egiziano più di un elemento risulta contraddittorio e poco chiaro, come hanno avuto modo di sottolineare anche gli inquirenti italiani: l'Egitto è chiamato a fornire una collaborazione effettiva dando seguito all'impegno assunto dal presidente Al-Sisi pochi giorni fa per arrivare all'accertamento della verità», afferma la deputata del Pd e membro della commissione Esteri della Camera, Marietta Tidei. «È doveroso andare avanti nelle indagini: dalla rapina senza prelievo di soldi alla mancata spiegazione sulle torture subite da Regeni, come risultano dall'autopsia, è evidente che ci sono ancora troppi lati oscuri su cui va fatta luce», aggiunge Tidei. «Il governo italiano sta lavorando al massimo delle sue possibilità e bene hanno fatto alcuni esponenti dell'esecutivo a ribadire che le indagini devono andare avanti: lo dobbiamo a Giulio, alla sua famiglia e all'Italia intera», prosegue. «Mi auguro che dall'Egitto, già nelle prossime ore, arrivino segnali all'insegna della chiarezza e della responsabilità», conclude.
«È quanto mai doveroso andare avanti nel percorso di accertamento della verità sull'omicidio di Giulio Regeni alla luce dell'ultima ricostruzione fornita dal governo egiziano che, senza affatto esagerare, fa acqua da tutte le parti. Non possiamo di certo accettare una ricostruzione che poggia su elementi alquanto discutibili e che, soprattutto, non tiene conto delle torture subite dal giovane ricercatore italiano. Bene ha fatto il governo italiano a ribadire che occorre andare avanti con il lavoro degli inquirenti. Le mezze verità non possono e non devono trovare alcuna giustificazione: l'Egitto è chiamato a un'azione di trasparenza e di responsabilità nei confronti dell'Italia e innanzitutto nei confronti di Regeni e della sua famiglia», ha dichiarato Ignazio Abrignani (Fi).
Gianfranco Librandi, deputato di Unione Italiana iscritto al gruppo di Scelta Civica, afferama: «Sul caso Regeni, l'Egitto si gioca la sua credibilità internazionale. Su questo è auspicabile che l'Italia sia assolutamente ferma e risoluta anche con i nostri partner europei, perchè Regeni era un cittadino italiano, ma soprattutto un cittadino europeo e occidentale. E la richiesta di giustizia e verità della sua famiglia è una richiesta di qualsiasi famiglia europea i cui figli si trovano e si troveranno per lavoro o per vacanza in Egitto. Il governo Al Sisi sappia che il ruolo dell'Egitto nello scacchiere internazionale dipenderà da come affronta questa vicenda».
C'è anche chi, come il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti Isgrò, chiede che l'ambasciatore italiano in Egitto venga richiamato: «La reazione del Governo italiano all'ultimo sberleffo egiziano sulla morte di Giulio Regeni è pavida, inadeguata e imbarazzante.
Il Messaggero