Referendum, il voto all'estero: ecco come funziona

Referendum, il voto all'estero: ecco come funziona
Oltre quattro milioni di elettori hanno già avuto la possibilità di esprimersi in anticipo sul referendum del 4 dicembre: sono gli italiani che vivono all'estero...

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Oltre quattro milioni di elettori hanno già avuto la possibilità di esprimersi in anticipo sul referendum del 4 dicembre: sono gli italiani che vivono all'estero che, dal 2001, hanno il diritto di voto e rappresentano, a prescindere dalla reale percentuale di partecipazione, una quota che potrebbe anche risultare decisiva sul risultato definitivo. 


Come funziona il meccanismo? Prima di tutto bisogna tenere a mente due date: il 24 novembre consolati e ambasciate hanno inviato a domicilio le schede per votare a tutti coloro che sono iscritti all'Aire, Anagrafe degli italiani residenti all'estero; il primo dicembre è il termine ultimo perché le schede compilate siano rispedite e consegnate alle rappresentanze diplomatiche di competenza.

Tutto il materiale viene poi spedito in Italia, all'aeroporto di Fiumicino, e trasportato nella sede della circoscrizione per l'estero, nel centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto, a nord di Roma. Qui sono stati allestite 1.483 sezioni, sorvegliate dalle forze dell'ordine. Lo spoglio comincerà come in tutte la altre sezioni di Italia, vale a dire alle 23 di domenica 4 dicembre, quando si concluderanno le operazioni di voto. 

Di fatto, per gli italiani all'estero si tratta dell'applicazione del sistema del voto per posta, con tutte le incognite che può comportare soprattutto in paesi dove il servizio postale ha dei problemi o per coloro che magari abitano in città molto distanti dalle sede delle rappresentanze diplomatiche, che in vari casi hanno competenza su più nazioni. Inoltre, il voto via posta rende non semplice verificare chi abbia davvero compilato la scheda o vigilare su furti e sottrazioni di schede. Le comunità italiane residenti all'estero sono in Argentina (quasi 700mila), in Germania, Svizzera, Francia e Brasile. 

Per ragioni organizzative ma anche di sicurezza il voto per posta non è consentito in numerosi paesi: nella lista compaiono ad esempio Cuba, dove risiedono quasi 2.300 italiani, in Indonesia, in Iraq e in Libia. 

È consentito il voto dall'estero anche a coloro che si trovano temporaneamente fuori dall'Italia, per almeno tre mesi, per ragioni di studio, lavoro e di cure mediche. 

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Il Messaggero