Referendum, il fronte del No: parole contundenti e argomenti vintage

Referendum, il fronte del No: parole contundenti e argomenti vintage
La «scrofa ferita» è stata la più clamorosa immagine demonizzante del fronte del No, sul lato grillino. E anche la strategia della bufala virale - far...

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La «scrofa ferita» è stata la più clamorosa immagine demonizzante del fronte del No, sul lato grillino. E anche la strategia della bufala virale - far girare sul web cose così: nel paese di Renzi, Rignano sull'Arno, già sono state votate di nascosto 500.000 schede con il Sì - è una sorta di new entry da campagna referendaria che ha creato scompiglio. Ma nell'arsenale del No, le armi più usate sono state due: la «deriva autoritaria» che la riforma Boschi innescherebbe (Matteo come il «ducetto di Rignano») e le difficoltà economiche degli italiani (volete che resti in sella uno che vi affama?).


Potranno funzionare oppure no questi strumenti da conflitto, di fatto il No ha cercato di trasformare il referendum costituzionale in un referendum abrogativo del governo Renzi. Più lui sottolineava di non essere establishment e più gli altri lo hanno inchiodato al sostegno ricevuto dalla Confindustria e dalle banche internazionali (il tormentone J.P. Morgan ha sostituito ma non del tutto la solita solfa della P2), da Schaeuble e da Marchionne. E ancora: vogliono ridurre il diritto di voto (per il Senato) e chissà quanti altri ne toglieranno poi. Un mantra: i riformisti non sanno scrivere le riforme (la nuova Carta come pastrocchio inapplicabile). Un riflesso condizionato un po' vintage al sapore di Anpi: «La Costituzione più bella del mondo» non si tocca (tantomeno la può toccare «un governo non eletto» e una «maggioranza incostituzionale») e il Sì punta a ridurre il démos a suddito, aumentando la crazia, cioè il potere, su di esso. Gli intellettuali «gufi» alla Zagrebelsky hanno fornito in buona parte l'armamentario propagandistico del No. E sentire parlare Salvini o quelli di Casa Pound di crazia, alla maniera dei professoroni, è stato una dei paradossi di questi mesi di conflitto. In cui il patriottismo costituzionale, insieme alla sua degenerazione ossia il populismo costituzionale, è stato brandito come un oggetto contundente.


Al pari del messaggio «i mercati tifano Renzi» che può avere buon gioco presso i tanti che vedono macchinazioni e complotti dappertutto. Se Renzi ha dipinto gli altri come «casta vogliosa di farsi l'ultimo giro», loro - Grillo e D'Alema soprattutto - hanno dipinto lui come il falso giovane, come il titolare di una vecchia politica di potere e l'argomento un po' di breccia presso l'elettorato giovane deve averlo fatto, stando ai sondaggi (fin quando si potevano fare). Infine, la durezza del linguaggio (dal grillesco «serial killer» all'ingiusto dalemiano «i vecchietti votano Sì perché non capiscono il quesito») sarà riuscita magari a compiacere gli elettori già decisi per il No ma difficilmente avrà convinto e conquistato molti degli indecisi.

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Il Messaggero