Referendum, vince il No con il 59%. Sì al 41%. Renzi si dimette. Affluenza al 68%

Il No stravince al referendum sulla riforma costituzionale e il premier Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni. Il No si attesta al 59,11%, pari a 19 milioni e 419.507 voti,...

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Il No stravince al referendum sulla riforma costituzionale e il premier Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni. Il No si attesta al 59,11%, pari a 19 milioni e 419.507 voti, mentre il Sì si ferma al 40,89%, pari a 13 milioni e 432.208 voti. All'estero il Sì si attesta al 64,70% contro il 35,30% del No. Alta l'affluenza alle urne, al 68,48% (65,47% se si considera anche l'estero, la cui affluenza è stata del 30,74%).




Nettissimo quindi, anche più di quanto i sondaggi avevano previsto il No alla riforma costituzionale, che sancisce la fine del governo di Matteo Renzi. «Se i dati saranno confermati Renzi dovrebbe dimettersi nei successivi due minuti per andare subito al voto», aveva sottolineato il leader della Lega Matteo Salvini, tra i primi a parlare pochi minuti dopo la chiusura dei seggi e prima dell'annuncio delle dimissioni del premier.

In una tornata elettorale che vede l'affluenza sfiorare il 70%, la maggioranza silenziosa alla quale negli ultimi giorni aveva guardato Renzi sembra aver rimpolpato quel vantaggio del No alla riforma che i sondaggi disegnavano fino a due settimane fa. E gli effetti, oltre che sul governo, sono destinati ad essere travolgenti per i maggiori partiti italiani, a cominciare dal Pd.

La minoranza Pd intanto vive la notte della sua "rivincita": «Nel campo del No c'è stato un pezzo irrinunciabile del centrosinistra. Il risultato che si preannuncia dimostra che eravamo nel giusto», ha sottolineato Roberto Speranza.

Un boato di gioia unisce invece idealmente il fronte del No. «È la vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti
del mondo», è il grido di battaglia di Salvini alla cui richiesta di dimissioni del premier si unisce subito FI, con Renato Brunetta: «Per Renzi è un game over, "matteostaisereno"», sottolinea il capogruppo azzurro alla Camera.

Esulta anche Beppe Grillo: «Addio Renzi» ora, «gli italiani devono essere chiamati al voto al più presto. La cosa più
veloce, realistica e concreta per andare subito al voto è andarci con una legge che c'è già: l'Italicum». 

«Sono commosso e orgoglioso», esulta il costituzionalista Alessandro Pace, presidente del Comitato del No che, in giornata, a lungo protesta perché i suoi rappresentanti di lista, per le due ore iniziali, vengono esclusi dall'hangar di Castelnuovo di Porto dove sono state scrutinate le schede del contestatissimo voto estero.

Il voto «è un segnale oltre che a Renzi, a Mattarella, gli italiani non vogliono più governicchi», sottolinea Giorgia Meloni di Fdi. 

Affluenza record. Gli italiani, probabilmente spinti da una campagna elettorale serratissima, tanto sul fronte del «no» quanto su quello del «sì», sono andati in massa a votare se è vero che ha votato quasi il 69% degli elettori (il dato non è definitivo) con percentuali bulgare al nord. I dati sono ancora più impressionanti se confrontati con i due precedenti referendum costituzionali. A quello del 2001 sulla modifica del Titolo V andò a votare il 34,1% degli elettori, a quello del 2006 sulla devolution il 53,6% (si votava in due giorni). All'ultimo referendum, quello delle trivelle, che si è svolto quest'anno, ha votato il 32,1%.

Il Veneto (quando non si conoscono ancora i dati di pochi comuni) ha fatto registrare l'affluenza più alta, con il 76,65% degli elettori andati alle urne. La Lombardia segue a ruota con il 74,66% degli elettori andati a votare. Percentuali altissime di votanti anche in Emilia Romagna (75,99%), in Friuli (72,47%), in Trentino Alto Adige, in Piemonte, in Valle d'Aosta e in Toscana: superano tutte ampiamente il 70% degli elettori. Anche Marche e Umbria hanno percentuali superiori al 70%; i numeri scendono dal Lazio, dove si registra un'affluenza del 68,88%, in Abruzzo (67,65%), Campania (59,02%) e in Puglia (61,65%). La Basilicata si ferma al 61,99%, la Sardegna al 61,42%. Il fanalino di coda, come è avvenuto anche per i dati dell'affluenza delle ore 12 e delle 19, si conferma la Calabria, con il 53,54% degli elettori al voto.

Analogamente sono altissimi i dati dell'affluenza nelle maggiori città. A Venezia ha votato il 72,15%, ad Aosta il 71,90, a Trieste il 67,80%, a Firenze addirittura il 77,13% (questi dati sono tutti definitivi). A Pontassieve, dove risiede il premier, cifra record di elettori alle urne: l'80,50% degli aventi diritto.

Dei 4.052.341 italiani all'estero aventi diritto al voto, hanno partecipato alla consultazione referendaria 1.251.728

elettori. Il dato - comunicato dalla Farnesina - corrisponde a un'affluenza del 30,89%. In questo caso il confronto è possibile solo per il referendum costituzionale del 2006 (allora votò complessivamente il 27,87%) in quanto nel 2001 l'attuale modalità di voto all'estero non era prevista. Per il referendum sulle trivelle votò all'estero il 19,73% degli aventi diritto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero