Quindicenne violentata a Jesolo, arrestato un senegalese. Bufera su un post di Salvini

Era rimasto a pochi chilometri dalla zona della violenza, non preoccupandosi neppure di tentare la fuga, quasi pensasse di non essere preso, il giovane senegalese fermato con...

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Era rimasto a pochi chilometri dalla zona della violenza, non preoccupandosi neppure di tentare la fuga, quasi pensasse di non essere preso, il giovane senegalese fermato con l'accusa di aver violentato a Jesolo una quindicenne. Un incontro casuale in discoteca in una notte d'agosto si era trasformato per la ragazzina nell'incubo terribile di una violenza sessuale da parte di un uomo di 25 anni, ora fermato dalla squadra mobile e portato nel carcere di Venezia. 


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Gli investigatori sono riusciti con rapidità a ricostruire lo scenario della violenza, avvenuta la notte del 23 agosto, e a individuare il presunto colpevole, grazie anche alle immagini di sicurezza dei luoghi frequentati dall'aggressore e del lungomare pressochè illuminato a giorno. Mentre la giovanissima vittima veniva medicata all'ospedale e rientrava a casa, i poliziotti erano già sulle tracce di Gueye, noto per i suoi precedenti per resistenza, oltraggio e spaccio di stupefacenti.
 

L'immigrato durante la movida estiva si spostava a Jesolo, dormendo in luoghi di fortuna, spesso proprio a ridosso dell'arenile. Agli agenti è bastato aspettarlo al suo rientro in un alberghetto di Mestre, in una delle zone più 'difficilì della terraferma veneziana, per neutralizzarlo davanti ad un ascensore e ammanettarlo. Le prove a suo carico sono apparse solide al punto da consentire al pm che coordina l'indagine, Massimo Michelozzi, di predisporre in un'ora il provvedimento di fermo. Tra i primi a congratularsi con gli investigatori per il rapido esito degli accertamenti è stato il governatore del Veneto Luca Zaia, per il quale «questo triste fatto è anche una occasione per dire che questi violentatori, questi infami 'eroi della penombrà che violentano una minorenne peraltro appena conosciuta, devono essere mandati a scontare la pena a casa loro perché nei loro Paesi la pena è una pena». Critico invece il giudizio sul leader della Lega pubblicato su Twitter da Matteo Orfini, presidente del Pd: «forse Matteo Salvini non ha ancora capito che il ruolo del ministro dell'Interno non è commettere reati né commentare crimini sui social network, ma prevenirli». Parole social di ferma condanna del crimine anche da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini: «lo stupro ai danni di una ragazza di quindici anni è un reato riprovevole e chi lo commette deve essere perseguito dalla legge nel modo più rigoroso possibile. #Jesolo #SempreDallaParteDelleDonne».​ Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero