«I whistleblower non sono delatori, ma dipendenti che hanno il coraggio di non voltare la testa dall'altra parte. Quindi per questo vanno tutelati». Così...
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Per Federico Anghelé, responsabile relazioni istituzionali di Riparte il futuro «la tutela di chi segnala illegalità sul posto di lavoro è uno dei principali capisaldi di un efficace apparato di prevenzione della corruzione. A dimostrarlo sono quei Paesi che già hanno introdotto norme sul whistleblowing, sempre più numerosi in Europa e nel mondo». «La lotta alla corruzione deve essere una priorità - sottolinea Davide Del Monte, direttore esecutivo di Transparency International Italia - chiediamo ai senatori di approvare al più presto la legge o rischiamo di non avere una seconda possibilità, con un conseguente danno per tutta la collettività».
Sono sempre di più i cittadini che oggi decidono di segnalare e che per questo rischiano ripercussioni: sono state 252 le segnalazioni ricevute da Anac nel 2016 e 263 nei soli primi cinque mesi del 2017. Molti enti pubblici non hanno ancora attivato una procedura interna per ricevere le segnalazioni dei dipendenti, nonostante sia obbligatoria da quando è stata approvata la legge anticorruzione nel 2012. Ad esempio, ancora il 13% dei Comuni italiani capoluogo di Provincia non ha una procedura, come evidenzia il rapporto 'Segnalare la corruzione nei Comunì pubblicato oggi da Civico97, Transparency International Italia e Riparte il Futuro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero