A Radio Vaticana denuncia dei pacifisti: basta produrre bombe in Sardegna

A Radio Vaticana denuncia dei pacifisti: basta produrre bombe in Sardegna
CITTA' DEL VATICANO - Le bombe della serie MK80 sganciate dai sauditi nello Yemen sono di fabbricazione italiana. Vengono fatte in Sardegna dove è nato un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
CITTA' DEL VATICANO - Le bombe della serie MK80 sganciate dai sauditi nello Yemen sono di fabbricazione italiana. Vengono fatte in Sardegna dove è nato un movimento pacifista che chiede la riconversione civile della Rwm spa, l’azienda bellica di Iglesias in cui vengono prodotte. La denuncia è stata trasmessa da Radio Vaticana che ha intervistato Arnaldo Scarpa, del Movimento dei Focolari d’Iglesias, portavoce del comitato Riconversione RWM.

 «Alcuni mesi fa la RWM ha presentato al Comune di Iglesias un progetto per l’ampliamento dello stabilimento che consiste nella realizzazione di un campo prove, dove verranno sperimentati degli esplosivi. E’ tutto da collegare a un aumento delle commesse per l’impresa che ha avuto negli ultimi anni un trend di sviluppo molto positivo. Nel 2015  ha avuto una commessa di 225 milioni di euro per la fornitura di quattro tipi di bombe ‘mk 82’ e ha un fatturato annuo intorno ai 50 milioni di euro».

L’azienda dà lavoro a circa 100 dipendenti in un territorio dove il tasso di disoccupazione è uno dei più alti d’Italia. «Non tutti i lavoratori a Iglesias vivono in modo sereno - dice Scarpa - Molti hanno difficoltà a parlare del loro lavoro, anche perché il regolamento, rigidissimo, della fabbrica impedisce fughe di notizie. Ma anche perché non è facile raccontare ai propri familiari che si costruiscono bombe. Sappiamo di genitori che non riescono a parlarne con i propri figli che magari a scuola partecipano a progetti sulla pace. Ci sono stati casi di disoccupati che hanno rifiutato questo tipo di lavoro per scrupolo di coscienza».
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero