Sciarpe in puro cashmere a prezzi stracciati. Peccato che la materia prima era leggermente diversa perché si trattava di puro pelo di coniglio. Un affare agli occhi dei clienti...
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I primi fake sono stati scoperti proprio a Torino. Erano delle sciarpe che costavano poco, o comunque meno dei prodotti realizzati in puro cashmere Da quel negozio gli investigatori sono risaliti ai grossisti lombardi e alla centrale di smistamento che era a Marcon, in provincia di Venezia. In un magazzino a Santa Margherita d’Adige, in provincia di Padova, le fiamme gialle hanno sequestrato decine di migliaia di etichette attestanti la qualità del cashmere utilizzato ed eleganti confezioni che riportavano nomi di esclusive e attrattive località turistiche: da Capri a Forte dei Marmi.
I prodotti partivano dal Veneto e finivano nei negozi. Oltre ai capi in finto cashmere, sono stati ritirati in tutto 150 mila articoli di abbigliamento con false indicazioni nelle etichette. Quattro le persone denunciate per i reati di frode in commercio e di messa in vendita di prodotti industriali attestandone falsamente la qualità. Nei guai sono finiti un quarantanovenne di Bergamo, un torinese di sessantotto anni, un cinese che abitava a Milano di quarantanove anni e un quarantaseienne veneziano. Gli investigatori hanno fatto analizzare le sciarpe all’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Milano e hanno scoperto che in realtà erano fatte in viscosa e pelo di coniglio. Nel corso delle perquisizioni a Pero, nel Milanese, i militari hanno scoperto migliaia di capi con etichette indicanti la falsa dicitura «100% Lana», applicate sopra quelle originali che invece attestavano «100% Viscosa». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero