Se non è una bandiera bianca, ci assomiglia molto: «E' finita, i nostri mi hanno sacrificato». Un messaggio di una chat, rubato dalle telecamere di una...
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Oscillando sempre tra il momento storico e la deriva comica, l'altro giorno in Catalogna c'è stato l'ennesimo colpo di scena: a un mese e mezzo dalle elezioni che hanno visto vincere, ma non stravincere, i partiti indipendentisti, si è riunito il Parlamento per l'investitura a presidente di Carles Puigdemont. Lui però è ancora in Belgio e sarà arrestato se tornerà in Spagna. Di qui la ricerca di stratagemmi e scorciatoie per aggirare questo non proprio secondario problema. Alle 20.45 di ieri Telecinco ha trasmesso le immagini, riprese di nascosto alle spalle di un deputato di Esquerra republicana, Toni Comin, sul cui smartphone venivano visualizzati i messaggi inviati da Puigdemont. Riprese rubate, sia chiaro.
Non era su WhatsApp, ma su un'altra applicazione ritenuta più sicura, Signal, ma serve a poco criptare i messaggi se poi chi li riceve non si accorge che alle sue spalle c'è una telecamera. Puigdemont in quella chat si è sfogato: «Penso ti sia chiaro che è finita. I nostri ci hanno scaricato. Perlomeno me». Ancora: «il piano della Moncloa trionfa», «viviamo gli ultimi giorni della Catalogna repubblicana», «spero che almeno grazie a questo possano uscire tutti dal carcere perché altrimenti il ridicolo è storico». Va ricordato che vi sono quattro leader dell'indipendentismo in carcere anche da tre mesi e mezzo.
Mentre la riunione del Parlamento è stata rinviata, la diffusione di questi messaggi ha ovviamente causato grande scalpore, perché descrive un fronte indipendentista diviso e allo sbando. Su Twitter Puigdemont si è giustificato parlando di un momento di debolezza. Ha scritto: «Sono un giornalista e ho sempre saputo che ci sono dei limiti, come la privacy, che non dovrebbero mai essere violati. Sono umano e ci sono momenti in cui dubito anch'io. Ma sono anche il Presidente, e non mi nasconderò o mi tirerò indietro per rispetto, gratitudine e impegno con i cittadini e il paese. Andiamo avanti!». Toni Comin ha ricordato che Telecinco ha commesso un reato diffondendo quei messaggi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero