Profughi, ai comuni di Roma andranno i finanziamenti più consistenti

Profughi, ai comuni di Roma andranno i finanziamenti più consistenti
La cifra più alta è quella che dovrebbe essere distribuita ai Comuni della provincia di Roma: oltre 4 milioni di euro, seguono Torino e Milano. Sono i fondi che il...

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La cifra più alta è quella che dovrebbe essere distribuita ai Comuni della provincia di Roma: oltre 4 milioni di euro, seguono Torino e Milano. Sono i fondi che il Viminale ha previsto per il nuovo “Sistema Sprar”, che punta ad evitare una concentrazione elevata di migranti sul territorio e prevede un’equilibrata distribuzione nei comuni dei richiedenti asilo. Perché situazioni come quella di Cona non si verifichino più, l’accoglienza dovrebbe essere proporzionale al numero di abitanti, con contributi agli enti locali che aderiranno all’iniziativa. I primi 100 milioni di euro, previsti dal decreto firmato dal ministro Marco Minniti, lo scorso 30 dicembre, e ancora all’approvazione del Mef, sono un una tantum distribuita in base alle cifre dell’accoglienza del 2016. Le somme, che indicano stima dell’importo di massima da assegnare, saranno però definite in base alle cifre reali dell’accoglienza volontaria.


Di fatto, il cosiddetto “piano antisommossa”, stenta a decollare, sono solo 2.600, su ottomila, i comuni che attualmente hanno aderito al progetto, tanto che, il 15 dicembre, il capo del Dipartimento Libertà civili e Immigrazione, Mario Morcone, si è rivolto a tutti i prefetti per fare pressioni sugli amministratori locali ed estendere le adesioni su base volontaria. 

LE CIFRE
Roma, Torino e Milano sono in testa alla classifica. Sono le province per le quali il Viminale ha previsto gli importi più alti: 4 milioni 392mila euro alla Capitale, a Torino tre milioni 773mila euro, mentreai comuni del milanese dovrebbero andare tre milioni e 67mila euro. In cima all’accoglienza tra le Regioni rimane invece la Sicilia che, complessivamente, tra le nove province, potrebbe incassare otto milioni 784mila euro. Segue il Veneto, con sette milioni 490 mila euro. Anche la Campania si mantiene su cifre alte: sette milioni 720 mila euro. Ma si tratta di una stima di massima per l’assegnazione delle somme, le cifre verranno valutate in base alle effettive adesioni al circuito Sprar. 

L’ACCOGLIENZA
Attualmente, ad esempio, in Veneto, dove sono presenti 14.224 persone in attesa di ricevere la protezione internazionale, soltanto 535 occupano posti Sprar, ossia su base volontaria, mentre in Sicilia (14.076 richiedenti asilo ospitati nell’Isola) sono 4.374 i migranti accolti dai comuni volontariamente. Il nuovo piano, oltre ai contributi per le amministrazioni, prevede che chi aderisca all’iniziativa non subisca nuovi invii da parte del Viminale. In base al progetto la distribuzione equilibrata dovrebbe mantenersi su una media di 2,5 migranti ogni mille abitanti, escludendo le città metropolitane e i piccoli centri. 

L’ADESIONE
In realtà non soltanto l’adesione stenta a decollare ma, in alcuni casi, sarebbe solo parziale. La disponibilità di alcune amministrazioni, anche nell’ambito del nuovo protocollo, sarebbe ridotta rispetto agli accordi previsti tra Anci e Viminale. Comuni come Padova che, in base al numero di abitanti dovrebbero accogliere circa 700 persone, si sono offerte per ospitarne solo 400. 


È per questo che il capo del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale, lo scorso 15 dicembre, si è rivolto a tutti i prefetti. Annunciando il via libera al Piano e facendo pressing sui rappresentanti del governo sul territorio, affinché si mobilitino per un maggiore coinvolgimento delle amministrazioni locali per evitare concentrazioni troppo elevate di migranti, come accaduto finora, Morcone sembra fiducioso: «Nessuno - scrive - chiede che l’ampliamento si realizzi in pochi giorni, nessuno potrà chiedere che l’alleggerimento di strutture particolarmente stressate si realizzi contestualmente. È tuttavia chiaro - precisa nel documento - che le maggiori problematiche derivano esattamente da dimensioni di centri che non consentono un percorso di integrazione e che marginalizzano, d’altra parte, una sorta di enclave etnica con numeri troppo alti di richiedenti asilo». Per Morcone non ci sono dubbi, è l’unico modo per gestire l’emergenza. Del resto è proprio l’Italia a chiedere all’Europa un’equa distribuzione tra gli stati membri, sulla quale, però, non riesce a raggiungere un accordo in casa propria
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Il Messaggero