Paradossi di casa nostra/ Il concorso per i prof migliori d’Italia ha il titolo in inglese

Paradossi di casa nostra/ Il concorso per i prof migliori d’Italia ha il titolo in inglese
Va bene che il premio al migliore professore italiano dell’anno, fortemente voluto dal ministro senza laurea, né licenza liceale, Valeria Fedeli, titolare del...

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Va bene che il premio al migliore professore italiano dell’anno, fortemente voluto dal ministro senza laurea, né licenza liceale, Valeria Fedeli, titolare del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca scientifica, non è che la sezione di un prestigioso premio internazionale, il Premio dell’Insegnante Globale (Global Teacher Prize), che ogni anno mette in palio un milione di dollari. 


Questo premio è stato creato da un miliardario e filantropo indiano, Sunny Varkey, nato nel cattolico Kerala, ma residente a Dubai, figlio di due emigrati che insegnando l’inglese agli arabi hanno fondato un impero, e dotato dal 2010 di omonima fondazione. 

Va bene che ogni anno cinquanta finalisti vengono selezionati da tutto il mondo per partecipare al forum della Fondazione Varkey a Dubai, dove si tratta di pedagogia del cittadino globale, sensibile al multiculturalismo e all’etica del restituire alla comunità ciò che ha avuto dalla sorte (giving back). È vero che oggi siamo tutti interconnessi, e che il modo più rapido per restarlo è di adottare l’inglese, lingua duttile e veloce, lingua da angiporti diceva Alberto Ronchey, creata da gente che ha fretta e non sopporta i formalismi. Ok. Però, continuare a insistere nell’inglese, con tanto di sito web www.italian Teacher Prize, annesso logo e vari ammennicoli per la comunicazione, quando si tratta di premiare i migliori insegnanti italiani, mi pare un insulto alla scuola italiana, o quanto meno un indice di pigrizia, che non fa onore ai promotori della nobile gara.

È come puntarsi una pistola alle tempie. È questo che vuole il ministro senza laurea né licenza liceale che governa la scuola italiana? Purtroppo, questo dilagare dell’inglese è una tendenza che avvilisce tutte le lingue neolatine. È una patologia comune fortificata dalla convinzione che usare anglicismi significa essere veloci, ultramoderni. Non è così. Allora, un piccolo sforzo e liberiamoci di questi vezzi devastanti per la nostra lingua. 


E onore al merito di Anna Maria Berenzi che la giuria formata da Cristina Capotondi, Monica Maggioni, Gianrico Carofiglio, Nando Dalla Chiesa ha selezionato fra gli 11 mila docenti, per assegnarle il Premio nazionale insegnanti 2017. Professoressa di matematica agli Spedali civili di Brescia nei reparti di Oncoematologia pediatrica e Neuropsichiatrica dell’infanzia e degli adolescenti, dove gli alunni sono giovani degenti e «dove fare lezione significa che la malattia non ti sta togliendo tutto», la prof Berenzi destinerà i 50 mila euro agli studenti malati, per offrire loro nuovi spazi dove confrontarsi e per portarli in giro per l’Italia. Raccomandiamo di non trascurare il viaggio nella lingua e nella sintassi italiana. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero