Prodi si schiera: «Ho il dovere di rendere pubblico il mio Sì»

«Anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie, tuttavia per la mia storia personale e le possibili conseguenze...

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«Anche se le riforme proposte non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie, tuttavia per la mia storia personale e le possibili conseguenze sull’esterno, sento di dovere rendere pubblico il mio sì, nella speranza che questo giovi al rafforzamento della nostre regole democratiche soprattutto attraverso la riforma della legge elettorale». Lo dice, attraverso una nota, l’ex presidente del Consiglio e fondatore dell’Ulivo Romano Prodi.


«Un sì naturalmente rispettoso nei confronti di chi farà una scelta diversa - prosegue l’ex presidente della Commissione Ue - Dato che nella vita, anche le decisioni più sofferte debbono essere possibilmente accompagnate da un minimo di ironia, mentre scrivo queste righe mi viene in mente mia madre che, quando da bambino cercavo di volere troppo, mi guardava e diceva: ‘Romano, ricordati che nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone'».

«Profonde sono le ragioni che mi hanno fino ad ora consigliato di non rendere esplicito il mio voto sul referendum - ha detto ancora Prodi - Sono ormai molti anni che non prendo posizione su temi riguardanti in modo specifico la politica italiana e, ancora meno, l’ho fatto negli ultimi tempi. Questa scelta mi ha di conseguenza coerentemente tenuto lontano dal prendere posizione in un dibattito che ha, fin dall’inizio, abbandonato il tema fondamentale, ossia una modesta riforma costituzionale, per trasformarsi in una sfida pro o contro il governo».

L'intervento di Prodi viene ovviamente apprezzato in modo particolare dal fronte del Sì. «Tutti erano per il superamento del bicameralismo, se qualcuno ha cambiato idea è perchè non è coerente a sè stesso. Fatemi dire da qui grazie a Prodi che voterà sì pur non condividendo tutto ma riconoscendo che c'è un esigenza per paese», ha detto Renzi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero