«Primarie Pd, migranti reclutati per votare»: indaga la procura. Scontro Renzi-Orlando

Un gruppo di immigrati africani e richiedenti asilo, ospiti al Centro di Accoglienza di Ercolano, in coda per votare alle primarie
Mentre Matteo Renzi lavora alla nuova segreteria «più inclusiva», ancora ritardi nella certificazione dei voti alle primarie di domenica scorsa. E se gli uomini...

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Mentre Matteo Renzi lavora alla nuova segreteria «più inclusiva», ancora ritardi nella certificazione dei voti alle primarie di domenica scorsa. E se gli uomini vicini a Michele Emiliano danno una disponibilità di massima, Andrea Orlando e i suoi, che nel partito intendono dare «battaglia», dicono fin d'ora di no a un eventuale ingresso nella segreteria.


Dopo le polemiche politiche, è l'ora dei veleni. La procura di Napoli ha aperto un fascicolo sulla base del video diffuso due giorni fa in cui un migrante rivela che un gruppo di richiedenti asilo è stato accompagnato al seggio di Ercolano per votare alle primarie, dotato di documenti e di due euro. «Ci hanno detto ha affermato anche un altro migrante ieri al sito Fanpage.it - di mettere una croce sul colore verde, quello in corrispondenza di Renzi. Quanti eravamo? Hanno portato a votare cinquanta persone e tutti abbiamo votato allo stesso modo». Riflettori accesi sul centro di accoglienza San Vito. Per ora non si ravvisano ipotesi di reato ma si aspettano sviluppi.

PERMESSI DI SOGGIORNO
Anche a livello politico, soprattutto dopo l'attacco di Orlando: «Io non voglio né posso militare in un partito che fa questo è l'affondo del Guardasigilli -. Cosa puoi fare di peggio che estorcere un voto a un disperato?». Il giudizio del responsabile di via Arenula è durissimo: «Mi auguro con tutto il cuore che non sia vero che a Ercolano avrebbero chiesto il voto a un richiedente asilo» promettendo un'accelerazione del permesso di soggiorno, «perché se lo fosse andiamo al di là di qualunque limite etico... oltre le scarpe di Lauro». Il Movimento 5 stelle soffia sul fuoco, chiede che a riferire sia il ministro Minniti, i pentastellati hanno presentato anche un'interrogazione parlamentare perché dice Toninelli qui non c'è democrazia: «Nel comune di Ercolano l'ultima volta sono andati a votare in 1800, questa volta in 5300». Mentre il sindaco di Ercolano, Bonaiuto si difende: «Buttano fango su una festa democratica. Sono 41 gli immigrati che hanno votato a fronte di 5137 votanti. E' una strumentalizzazione, sono sotto attacco perché sostenitore di Renzi».

Ma gli orlandiani non ci stanno. Hanno lasciato in massa la Commissione regionale a Napoli, denunciano il fatto che i voti in Campania non sono certificati. E ora si prospettano ricorsi un po' dovunque. «Ballano in tutta Italia 50 mila voti», è la denuncia. «Ci sono risultati gonfiati soprattutto al sud: in Calabria, Campania, Basilicata e Puglia», l'affondo dei sostenitori della mozione del ministro della Giustizia. Ricorsi anche in Lombardia e Lazio per l'assegnazione dei seggi per quanto riguarda i cosiddetti resti.

SCONTRO SULLE ALLEANZE

«Non contesto niente», frena il ministro, «ma un pezzo del nostro mondo non ha votato» e comunque «con un quinto del partito si può fare battaglia». Lo scontro sarà sulle alleanze. Pisapia, Bersani, Tabacci, con l'interessamento della Boldrini, stanno lavorando ad una convention da tenersi a giugno per sfidare Renzi nel campo del centrosinistra. L'ipotesi sul tavolo di Renzi è quella di un listone che potrebbe chiamarsi non Pd ma Italia riformista o Italia democratica. I giochi sono aperti, «dipenderà dalla legge elettorale», dicono i renziani. Emiliano per ora non partecipa alla querelle sui dati, sabato darà vita alla sua corrente e non esclude neanche di entrare in segreteria. «I rapporti sono definiti», taglia corto il neo segretario provando a spegnere il fuoco delle polemiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero