Licenziato. Prima una sospensione di due giorni dal lavoro per dei post su Facebook ritenuti offensivi per l'azienda, poi il licenziamento per presunti accessi al social...
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«Il diritto dell'azienda di disporre del destino di un padre di famiglia - osserva il sindacalista - dovrebbe essere esercitato contestando violazioni gravi e verificabili. Ora, al di là del fatto dell'indimostrabilità degli accessi senza la geolocalizzazione - aggiunge - resta incomprensibile il danno provocato all'azienda che non viene né menzionato, né descritto». Intanto l'organizzazione sindacale ha annunciato uno sciopero nei prossimi giorni «per restituire - afferma - un minimo di dignità a chi viene privato dei mezzi per sopravvivere con un licenziamento ingiusto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero