Il serial killer dei cani da guardia: avvelenati con polpette al fosforo

Il serial killer dei cani da guardia: avvelenati con polpette al fosforo
​ Un serial killer di cani da guardia colpisce a Grignano. Quando il migliore amico dell'uomo è anche un valido allarme contro gli intrusi, ecco che la polpetta...

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​ Un serial killer di cani da guardia colpisce a Grignano. Quando il migliore amico dell'uomo è anche un valido allarme contro gli intrusi, ecco che la polpetta avvelenata risolve il problema dei malintenzionati. Un fenomeno che sta prendendo piede nella frazione del capoluogo.




A denunciare quel che è accaduto al proprio animale domestico è Elvidio Previatello, che ha perso il suo cane lupo in questo modo. «Era una bestiola docile, bella e che avvertiva la famiglia quando c'era qualcuno, ma non in maniera cattiva».



L'uomo è certo al cento per cento che non siano stati i vicini. «Non dava fastidio ad alcuno. Su chi abita nella zona ci metto la mano sul fuoco. Anche perché faceva da “antifurto” pure per loro. Noi pensiamo che a compiere una tale azione vergognosa sia stato qualche personaggio losco che aveva cattive intenzioni e ha deciso di eliminare il guardiano che vigilava su di noi giorno e notte».



Previatello non nasconde che ora ha paura. «Ci siamo chiusi in casa». L'altro cagnolino di casa, un meticcio molto diffidente, invece è sopravvissuto, ma come racconta il figlio Stefano «è perso. Non ha più il suo amico. Non mangia e non abbaia più. Scodinzola solo nel vedere la macchina con la quale è stato portato via l'ultima volta il suo amico».



Non si tratta della prima volta che a Grignano i cani vengono uccisi nei loro giardini da polpette avvelenate. «So di per certo che altri due pastori tedeschi della zona hanno fatto la stessa terribile fine».



Dopo una lenta agonia, il povero animale è morto tra le braccia dell'altro figlio di Previatello. «Racconto questa storia perché tutti stiano in guardia, affinché cose del genere non capitino più ad alcuno. Non abbiamo mai sofferto così tanto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero