«Maglia divisa polizia non è ignifuga», a rischio agenti impegnati negli incendi

«Maglia divisa polizia non è ignifuga», a rischio agenti impegnati negli incendi
La polo estiva dei poliziotti italiani, in dotazione anche ai reparti mobili, i cosiddetti "celerini", non è ignifuga e a certificarlo, in una nota alle...

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La polo estiva dei poliziotti italiani, in dotazione anche ai reparti mobili, i cosiddetti "celerini", non è ignifuga e a certificarlo, in una nota alle organizzazioni sindacali di categoria, è stato proprio il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale. Tutto nasce dalle proteste di molti agenti che sono stati impiegati in ordine pubblico, anche nelle zone dove è scoppiata l'emergenza incendio, i quali indossando una giacca  che si mette sopra la polo, hanno dovuto sopportare temperature veramente molto alte. Giacca che, al contrario della maglia è costituita da materiale ignifugo.


E' successo, quindi, che davanti alla richiesta del personale di polizia l'ufficio per le relazioni sindacali del Dipartimento della Ps ha fatto sapere di avere autorizzato, in via sperimentale e per tutta la stagione estiva, l'uso della sola polo, assieme al gilet tattico. Giacca, dunque, appesa, almeno in questo periodo di grande caldo. Ma a questo punto è sorto il problema della sicurezza, tanto che - sottolinea lo stesso ministero dell'Interno in una circolare - in caso di «improvvise turbative», la giacca estiva andrà comunque indossata e dunque portata al seguito. Insomma, questione risolta ma non troppo. 

«Si tratta di una soluzione di compromesso - afferma Daniele Tissone, segretario del Silp Cgil - che, per tamponare un problema, ne crea un altro in termini di sicurezza degli agenti. Anche perché, specie in ordine pubblico, non è detto che si abbia il tempo di indossare la giacca estiva». Il sindacato ricorda di aver da tempo sollecitato nuovi e più adeguati equipaggiamenti: «I tagli degli ultimi anni purtroppo - aggiunge Tissone- hanno creato seri problemi di approvvigionamento, ma sulla sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori in divisa non si scherza».
 
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Il Messaggero