Polizia, quando i cani aiutano le indagini: i casi risolti grazie alle unità cinofile

Senza i pastori tedeschi della Polizia, addestrati per la ricerca di resti umani e tracce ematiche, il cadavere di una giovane donna uccisa a Ivrea dal marito nel 2014 non sarebbe...

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Senza i pastori tedeschi della Polizia, addestrati per la ricerca di resti umani e tracce ematiche, il cadavere di una giovane donna uccisa a Ivrea dal marito nel 2014 non sarebbe mai stato ritrovato. La vicenda è stata rievocata oggi dal dirigente del commissariato di Ivrea, Gianluigi Brocca, nel corso di un convengo sulle nuove frontiere dell'investigazione e l'addestramento delle unità cinofile, durante il quale è stato spiegato come su 50 casi, alcuni dei quali ancora aperti, per i quali è stato chiesto l'intervento dei cani, in 5 casi è stato possibile rintracciare il cadavere, in altri 5 reperire tracce ematiche, e risolvere il cold case. La scomparsa di Florica Boicu, romena, 31 anni, fu denunciata dal marito, Jonel Agavriloaei, connazionale che lavorava come macellaio, più vecchio di lei di 12 anni.


L'uomo dopo qualche mese si uccise nella loro abitazione. La fine di Florica non si sarebbe mai saputa senza l'aiuto di Orso e Dogan i due, dei cinque cani delle unità cinofile della polizia specializzati nella ricerca di resti umani. Nello scantinato della casa i pastori tedeschi portarono gli investigatori a scoprire il corpo martoriato della donna. Uccisa, fatta a pezzi e poi sepolta nella terra. Il marito aveva tagliato in due il cadavere all'altezza del bacino. Sarebbe stato impossibile trovare i resti senza l'aiuto dei cani, in un cunicolo sotterraneo che collegava il cortile del condominio ad un terrapieno affacciato sul fiume Dora. Dunque è stato spiegato nel corso del convegno, alla Scuola superiore di Polizia, a Roma, a rendere possibile l'addestramento dei cani e la formazione del personale che opera con le unità cinofile è stata «la sinergia con l'università di Pavia, ed in particolare con il Dipartimento Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense», ha sottolineato il Vice Capo Vicario della Polizia, Luigi Savina «un'iniziativa partita da tempo e sicuramente lungimirante». «La collaborazione con l'università - ha aggiunto Roberto Sgalla, Direttore Centrale per le Specialità - ha consentito di addestrare i cani direttamente utilizzando resti umani, che il Dipartimento di Santità del polo universitario è autorizzato a conservare e trattare.


La forte collaborazione, anche con la Svezia, ci ha permesso di essere il secondo paese in Europa ad avere cani specializzati nella ricerca di esseri umani. Questo ha fornito nuove importanti professionalità alla Polizia di Stato che prontamente sono state impiegate per la risoluzione di casi di omicidio e occultamento di cadavere, come ad esempio accaduto ad Ivrea». Infine, Paolo Lunardi, in forza all'unità cinofila della Polizia di Frontiera di Malpensa ha spiegato come lo sviluppo di questo progetto si sia reso necessario per fornire una risposta rapida e qualificata all'investigazione ad esempio nella ricerca di corpi sommersi in acqua. «In particolar modo, il cane, nella ricerca in acqua - ha spiegato Lunardi - ci permette di concentrare e limitare un'area di ricerca velocizzando l'attività ed evitando dispendio di risorse e tempo».
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Il Messaggero