Città del Vaticano I Pokemon giocano a nascondino anche tra il colonnato di piazza san Pietro, sui gradini della basilica e, forse, chissà, persino nei pressi di...
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Una deriva scivolosa ben poco sana poiché abitua il ragazzo ad accontentarsi di «piccole soddisfazioni invece di ricercare quelle più vere, che sono tipiche della nostra specie: incontrare gli altri, dialogare, rapportarsi e stabilire dei rapporti di amicizia e di amore. Ma questi ultimi implicano sacrificio e impegno, e sembra che un po’ tutte le generazioni del mondo di oggi, giovani e vecchi, non abbiano molta voglia di impegnarsi».
Il rischio agli psichiatri appare evidente: «La possibilità che possano cambiare delle attitudini, specificità della specie umana, che derivano dall’impegno, dal sacrificio e dall’incontro con gli altri. In particolare, si potrebbe avere un’attenuazione di quel famoso senso morale innato che ci caratterizza e che portato agli estremi – nel senso del suo affievolimento o assenza – potrebbe anche spiegare dei comportamenti abnormi».
I genitori hanno il compito di educare sin da piccoli i figli al gioco sano, che «è quello con gli altri; il gioco manuale: i giochi che implicano silenzio, tempo e rapporto con gli altri. Nessuno ha più voglia di impegnarsi a lungo: pensiamo al gioco con i mattoncini e ai Lego, in cui i bambini delle vecchie generazioni, e anche noi, ci siamo dilettati per ore e ore. Adesso, tutto, subito e immediatamente: è gratificazione nel breve termine». Insomma la App per acchiappare i mostricciattoli Pokemon nasconde molte insidie.
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Il Messaggero