I soccorritori del Soccorso alpino e del 118 hanno raggiunto il Piper disperso sul monte Casarola, nell'Appennino Tosco-Emiliano e nella carlinga hanno trovato il cadavere del...
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Nella zona, dal campo base delle ricerche organizzato al Passo del Cerreto, sono impegnati oltre quaranta tecnici del soccorso alpinto di tre regioni. Sono notevoli le difficoltà nel mettere in sicurezza i resti della fusoliera dell'aereo, che data la forte pendenza del costone roccioso sono a forte rischio di caduta. Oltre ai Vigili del Fuoco che avranno il compito di recuperare dalle lamiere il corpo dell'aviatore, sono sul posto anche alcuni tecnici soccorso alpino per mettere in sicurezza lo scenario dell' incidente, particolarmente ostile ed esposto agli agenti atmosferici.
Il pilota morto nel giorno del suo compleanno Il pilota si chiamava Hardy Kalitzki, aveva 56 anni e abitava a Berlino. «È morto nel giorno del suo compleanno, era nato il 4 aprile del 1958», racconta Giuseppe Ottonello, un manager di Genova che aveva venduto il Piper schiantato sull'Appennino ad un commerciante americano. Il manager è l'ultima persona ad avere visto il pilota tedesco in vita venerdì mattina prima del decollo dall'aeroporto di Genova e dello schianto sulla montagna. «Hardy Kalitzki era un pilota professionista, espertissimo, con all'attivo 12.000 ore di volo e ben 990 traversate dell'Atlantico - dice ancora Ottonello -. Aveva pilotato tutti i tipi di aerei e vantava un curriculum ineccepibile».
«Era un ferry-flyes, come si dice - aggiunge il manager - aveva il compito di trasportare il Piper a New York attraverso la rotta utilizzata da questi aerei che hanno una autonomia di volo di circa 5-6 ore. Doveva raggiungere l'aeroporto di Ebeswald vicino a Berlino e poi attraverso scali in Scozia, Islanda, Groenlandia, Canada arrivare alla destinazione finale di New York. L'aereo lo avevano venduto un anno fa. Lui era arrivato a Genova con un volo di linea da Berlino e poi è decollato col Piper venerdì mattina. Era tranquillo e sicuro, come sempre». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero