Bersani: «Renzi un narciso. Di Maio? Un giovane-vecchio»

Bersani: «Renzi un narciso. Di Maio? Un giovane-vecchio»
«La sofferenza vera è cominciata dopo l'ictus, quando sono uscito dall’ospedale e come prima cosa ho dato la fiducia a Renzi: un narciso che pecca in...

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«La sofferenza vera è cominciata dopo l'ictus, quando sono uscito dall’ospedale e come prima cosa ho dato la fiducia a Renzi: un narciso che pecca in umiltà. L'ultima volta che l'ho visto è stata la sera prima dell'elezione di Mattarella al Quirinale. Da allora, mai più sentito. Ma il mio telefono è sempre acceso».


Pier Luigi Bersani si racconta senza filtri nell'intervista pubblicata su Vanity Fair. A partire da un retroscena sui giorni che seguirono le elezioni Politiche del 2013, in cui fallì il tentativo di formare un Governo: «Avevo già tutto in testa. La prima cosa che avrei annunciato a sorpresa, dopo il primo Consiglio dei Ministri, sarebbe stata lo Ius Soli. Azzecco tutto sul medio periodo, ma inciampo nella cronaca».

La cronaca è lo sfortunato incontro in streaming con i 5 Stelle per la ricerca di un'intesa: «Dopo ho raggiunto qualcuno dei 5 Stelle. Gli ho detto: “Voi che guardate tanto la Rete, andate su Wikipedia e cercate il significato della parola Diciannovismo”. E’ l’insieme dei fenomeni che hanno preceduto la nascita del fascismo». Non sorprende, dunque, che definisca il candidato premier in pectore Luigi Di Maio come «un giovane vecchio».

Il ricordo di quei giorni continua con l'affossamento di Prodi al Quirinale da parte dei 101 franchi tiratori: «Erano un po’ meno di 80. Un giorno magari dedicherò loro un libro. Metà volevano fare fuori Prodi, l’altra metà me». 

Qualche mese dopo, l'ictus: «Quando sono stato portato al reparto di Neurochirurgia di Parma pensavo di non farcela. Sono arrivato sulla soglia della morte. E una volta lì ho capito che non è un momento così difficile». Da allora, racconta, «non fumo più il sigaro». «Una volta, a 18 anni, provai anche una canna. Feci un tiro, ma aveva un sapore troppo dolciastro. Tornai alle mie Nazionali senza filtro». 

Come le è stata vicina in questi anni sua moglie Daniela? «Lei vorrebbe che mi riposassi. Se annunciassi il ritiro dalla politica, organizzerebbe un festone». Che padre è stato? «Forse un po' assente. Mi sono perso un sacco di cose». 


Pentito di aver lasciato il 25 febbraio il Pd per formare Mdp? «Non ci dormito per qualche notte, ma non ho pianto». Cosa ne pensa del Silvio Berlusconi tornato in campo? «Un uomo troppo simpatico. Troppo, appunto». Le puntano una pistola alla tempia. Tra Alfano e Grillo chi sceglie? «Scelgo la pallottola. Tanto ho il neurochirurgo di fiducia...».

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Il Messaggero