Pertini, il partigiano Sandro populista ante litteram

Pertini, il partigiano Sandro populista ante litteram
«Populista? Il germe del populismo forse c'era», sostiene Giancarlo De Cataldo. E gli verrebbe da immaginare Sandro Pertini che si fa un branzino e un bicchiere di...

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«Populista? Il germe del populismo forse c'era», sostiene Giancarlo De Cataldo. E gli verrebbe da immaginare Sandro Pertini che si fa un branzino e un bicchiere di vino bianco con Giggino Di Maio (con Salvini, no). Però, Pertini è anche quello - per chi si è potuto beare delle amabili conversazioni con Indro Montanelli - di cui il grande giornalista diceva: «Ha dato più al teatro che al socialismo. Il Psi non lo ha mai preso sul serio».


E in effetti, il partigiano Sandro ha fatto più da vetrina che da sostanza. «Noi leggevamo i libri di storia e di filosofia, e lui sfogliava l'Intrepido». Così diceva Pietro Nenni, a proposito del periodo del confino trascorso con Pertini. La sua è stata in fondo, più che una vita di pensieri, una vita di gesti. Ecco, forse, perché Pertini è molto aderente a questi tempi e perché piace. È stato iper-comunicativo, piuttosto melodrammatico e il terremoto dell'Irpinia, di cui denunciò lo scandalo gridando in anteprima il suo vaffa, fu l'apoteosi della sua teatralità. Di cui l'inseparabile pipa ha avuto la funzione di grande strumento attoriale. Anche se - giurava Montanelli - «non gliene ho mai vista accendere una». Da questo punto di vista, iper-comunicazione più populismo, è innegabile l'attualità del partigiano Sandro. In un'Italia che sembra essere andata a scuola da lui, imparando male una lezione sbagliata.

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Il Messaggero