Non solo la Grande Muraglia che sta cadendo letteralmente a pezzi. Ora arriva dall’Iran l’ennesimo allarme per un glorioso passato che rischia di sprofondare davanti...
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Se da un lato, infatti, il danno può essere attribuibile ai fenomeni climatici, la siccità in primis, dall’altro a mettere a rischio questo meraviglioso patrimonio dell’umanità sarebbe la presenza incontrollata delle falde acquifere, di quei pozzi -ben 16 mil- scavati nella piana di Marvdasht. Oltre la metà risulterebbe illegale. «Quando gli esperti dell'Institute for East Studies di Chicago fecero rinascere una parte della storia di questo Paese -sostengono i media- probabilmente non pensavano che un giorno la siccità e la cattiva gestione avrebbero danneggiato gli esiti dei loro sforzi e ne avrebbero scosso i pilastri».
Principali imputati sono i pozzi scavati illegalmente nella zona, nonostante l'Organizzazione iraniana per i Beni culturali abbia cercato di ostacolarli ancor prima che scattasse l'allarme rosso. Secondo altre fonti di stampa, sarebbero 16 mila quelli nella pianura di il 50% dei quali non autorizzati.
Ci sono altre fratture nella zona archeologica eppure non si ferma la costruzione di nuovi pozzi che arrivano non più a 50 ma anche a 200 metri all’interno della terra con il conseguente svuotamento delle falde e l’inevitabile sprofondamento dei tesori rimasti visibili, non si sa ancora per quanto. E tutto questo accade nonostante il Consiglio tecnico di Persepoli abbia vietato altri scavi che invece vengono autorizzati dall'Organizzazione regionale per l'acqua. Così gli antichi persiani stanno lì a guardare i loro discendenti, in attesa che trovino una soluzione per non far risucchiare millenni di storia dell’umanità. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero