Pamela è tornata a Roma, il suo corpo non è più a Macerata, ricomposto in un completo bianco, come «un angioletto», ha detto il cappellano...
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Dopo il saluto in privato della mamma («la riporto a casa», le è sfuggito), del papà, della nonna e dello zio, la bara bianca con all'interno quel che resta di Pamela Mastropietro è partita per Roma, dove oggi alle 11 nella chiesa di Ognissanti all'Appio finalmente si svolgeranno i funerali della 18enne romana uccisa e fatta a pezzi - i resti furono ritrovati in due valigie nelle campagne di Pollenza - dopo essersi allontanata da una comunità di recupero.
Dopo tanto parlare, il crollo. Chiusi nel dolore i familiari fano solo un accorato appello, lo stesso fatto durante l'incontro con il procuratore capo della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio e il comandante provinciale dei Carabinieri Michele Roberti. «Vogliamo giustizia, vogliamo che in nome di Pamela si vada a fondo e si conosca tutta la verità». L'avvocato e zio di Pamela, Marco Valerio Verni sottolinea come «a centinaia siano venuti a salutare Pamela, qualcuno vergognandosi erroneamente di essere di Macerata. Noi familiari finalmente avremo un luogo dove piangere, pregare, portare un fiore a Pamela». Sempre ieri Oseghale, nonostante la nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Macerata, ha continuato a negare: «Non l'ho uccisa e non ho sezionato il cadavere. Tantomeno l'ho proposta ad Awelima per un rapporto» ha detto al gip del tribunale Rita De Angelis nell'interrogatorio per rogatoria nel carcere di Ascoli Piceno.
LE INTERCETTAZIONI
In merito alle intercettazioni secondo cui Oseghale avrebbe proposto ad Awelima un rapporto con una giovane che dormiva l'avvocato Verni sottolinea: «Confermano la violenza sessuale, nonostante l'ipotesi avventata di un clima amicale formulata dal gip. Anche l'epilogo tragico non lascia intendere una consensualità anzi forse Pamela si era ribellata». Verni sottolinea pure come per la Procura sia «difficilissimo trovare interpreti nigeriani, perché gli interessati hanno ricevuto minacce. Il ché fa pensare che dietro questa storia ci sia un'organizzazione criminale ben strutturata. Invitiamo l'Ambasciata Nigeriana a fornire interpreti, sarebbe un bel gesto». Proprio ieri un gruppo di militanti di Forza Nuova ha messo una sorta di targa in memoria di Pamela nei pressi del luogo dell'omicidio, in via Spalato. «Uccisa e vilipesa il 30 gennaio 2018 dalla mafia nigeriana», c'è scritto. Oggi a Roma è lutto cittadino. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero