Il Pentagono: uccisi per sbaglio 322 civili negli ultimi due mesi di raid anti-Isis in Iraq e Siria

Macerie a Raqqa in Siria
NEW YORK Per il rapporto ufficiale sono quasi cinquecento vittime nell'arco di tre anni. Per alcune organizzazioni non governative sarebbero migliaia. Secondo il rapporto...

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NEW YORK Per il rapporto ufficiale sono quasi cinquecento vittime nell'arco di tre anni. Per alcune organizzazioni non governative sarebbero migliaia. Secondo il rapporto mensile pubblicato dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti, dall'agosto del 2014, quando è partita la campagna anti-Isis in Iraq poi estesa in Siria, sono almeno 484 i civili uccisi per errore dalla coalizione stessa. Ma il dato che più impressiona, è che oltre 300 sono i civili morti negli ultimissimi mesi, tra marzo ed aprile, da quando alla Casa Bianca si è insediato Donald Trump.


Segno di una recrudescenza dei raid condotti con aerei e droni nel momento in cui si tenta la riconquista delle due principali roccaforti dello stato islamico: la città irachena di Mosul e quella siriana di Raqqa.

LA CONCENTRAZIONE
La maggior parte delle vittime collaterali delle incursioni della coalizione è avvenuta a Mosul, dove almeno 105 civili - tra cui molte donne e bambini - sarebbero rimasti sotto le macerie di un edificio abbattuto dai missili. Edificio in cui si nascondeva un gruppo di militanti jihadisti. Ma se già queste cifre risultano scioccanti per l'opinione pubblica, ci sono organizzazioni non governative come Airwars che denunciano la scarsa veridicità dei numeri ufficiali. E se il Dipartimento alla difesa americano riconosce oltre 400 civili uccisi per sbaglio dall'agosto 2014, per Airwars in realtà il numero sarebbe di oltre 3.800, tenuto nascosto dalle autorità americane. «È la guerra...», aveva commentato tempo fa il numero uno del Pentagono, l'ex generale James Mattis.

LA GUERRA
E non c'è ormai dubbio che la guerra sul campo contro l'Isis si sia fatta più serrata rispetto ai tempi dell'amministrazione Obama, quando alcuni paletti molto stringenti erano stati posti alle varie operazioni, proprio per evitare l'impressione nel mondo musulmano di una vera e propria battaglia scatenata dagli Usa e dai suoi alleati.
Ora quei paletti sarebbero in gran parte saltati. È noto infatti che la Casa Bianca di Trump ha dato direttive ben precise negli ultimi mesi, dando al Pentagono, ai vertici militari e alla Cia molta più autonomia nel decidere tempi e modalità delle operazioni, per renderle più tempestive ed efficaci. Un'efficacia, però che rischia di essere pagata a carissimo prezzo.

Nel frattempo le milizie irachene sciite filo-iraniane avanzano lungo il confine con la Siria a ovest di

Mosul a spese dell'Isis. Lo riferiscono media iracheni citando fonti della Mobilitazione popolare, la piattaforma semi-governativa irachena che riunisce milizie create nel 2014 e finanziate dall'Iran. Dopo aver conquistato il valico frontaliero di Umm Jaris, si dirigono ora verso sud a sono a ovest di Baaj, località vicina al confine.
L. Fan.
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Il Messaggero