Pena di morte, nel 2015 esecuzioni cresciute del 50% rispetto al 2014

un'immagine simbolo dell'istituto della pena di morte
Sono stati dodici mesi di intensa attività quelli targati 2015 per i boia di mezzo mondo. Globalmente, infatti, nei 25 Paesi in cui ancora vige la pena di morte, lo scorso...

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Sono stati dodici mesi di intensa attività quelli targati 2015 per i boia di mezzo mondo. Globalmente, infatti, nei 25 Paesi in cui ancora vige la pena di morte, lo scorso anno è stato dato compimento a oltre 1600 condanne capitali, per un aumento del 50 percento rispetto al dato 2014, l’impennata più alta dal 1989.

 
A riferirlo è l’organizzazione non governativa Amnesty International, secondo cui Iran, Pakistan ed Arabia Saudita sono stati responsabili dell'89 percento delle esecuzioni.
 
Le statistiche dell’ente premio Nobel per la pace, che ha anche sottolineato come nel 2015 Fiji, Madagascar, Congo-Brazzaville e Suriname abbiano mandato in pensione i loro boia, non tengono conto, però, dei numeri della Cina, dove, si sa, su questa e su tante altre delicate questioni legate al rispetto dei diritti umani il riserbo è massimo.
 
In mancanza di conferme, comunque, stando al rapporto di Amnesty, nella Nazione asiatica, nel corso dell’anno passato, un vero e proprio annus horribilis per tutti gli strenui oppositori della pena capitale, ufficiosamente sarebbero state attuate migliaia di sentenze di morte.
 
Il Paese del Dragone, inoltre, si sarebbe distinto negativamente per essere lo Stato con il maggior numero di esecuzioni portate a termine. Alle spalle della Cina, in questa speciale e triste classifica, Iran, Pakistan, Arabia Saudita e Stati Uniti.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero