Si è tolto la vita gettandosi dalla sua abitazione milanese il primario del reparto di Pediatria dell'ospedale di Legnano (Milano), Alberto Flores d'Arcais, di 61...
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Le accuse mosse al primario dalla Procura di Busto Arsizio (Varese), riguardano diciotto episodi di presunti comportamenti illeciti tenuti dal primario su bambine minori di tredici anni, durante visite mediche effettuate presso l'ospedale di Legnano (Milano), dal 2008. Le indagini dei carabinieri di Legnano, sostenute da attività tecniche, erano iniziate a fine 2015. D'Arcais si era sempre professato innocente.
Il biglietto d'addio. «Perdonatemi, vi amo»: con queste parole scritte su un biglietto il primario di Pediatria dell'Ospedale di Legnano (Milano) Alberto Flores D'Arcais ha detto addio alla sua famiglia, per poi gettarsi dalla finestra del suo appartamento di via Belgirate a Milano. A quanto si apprende, unitamente al messaggio ai suoi cari, il medico ha lasciato altre dieci buste chiuse, destinate presumibilmente ad amici e colleghi, che sono state sequestrate dalla magistratura milanese.
L'inchiesta. Alberto Flores D'Arcais contenevano un enorme quantitativo di materiale pedopornografico, immagini e tracce informatiche di collegamenti a siti web. Secondo quanto rilevato da un un consulente nominato dalla Procura di Busto Arsizio (Varese), che da circa sei mesi stava indagando su presunti atti sessuali con minorenni commessi dal medico dal 2008 fino all'arresto di un mese e mezzo fa, D'Arcais era un frequentatore abituale anche di siti web di racconti di abusi su minori, taluni proprio su bambine abusate durante visite mediche. «Il consulente aveva appena terminato le perizie su due computer in uso al medico - ha spiegato il Procuratore Capo della Repubblica di Busto Arsizio Gianluigi Fontana - dai quali è emerso copioso materiale, circa 5000 files». A quanto si apprende l'hard disk di uno dei due pc era stato formattato, ma i tecnici sono riusciti a recuperarne comunque il contenuto, tutte immagini pedopornografiche. Nel secondo dispositivo invece, altre immagini dello stesso genere erano semplicemente state spostate dalla memoria al cestino, ma non eliminate. Dalle verifiche degli esperti incaricati dall'autorità giudiziaria, sono emersi inoltre numerosi accessi a siti pedopornografici e a uno in particolare, definito dagli inquirenti «borderline», dove vengono pubblicati racconti di abusi su bambine, tra cui alcuni narranti approcci sessuali durante visite mediche. A seguito del suicidio di D'Arcais la Procura di Busto Arsizio si avvia alla chiusura indagini.
Il medico di famiglia. «È stata la vittima innocente di un'accusa assolutamente falsa, una cattiveria nata dalla segnalazione di due pediatri di base con cui aveva avuto degli screzi perché riteneva non facessero il loro lavoro come dovevano». Commenta così il suicidio di Alberto Flores D'Arcais il suo medico di famiglia e amico, Alberto Aronica. Dopo che una settimana fa era stata rigettata la richiesta di revoca degli arresti domiciliari dal tribunale di Busto Arsizio (Varese), «Alberto aveva perso tutto, aveva perso ogni speranza», dichiara il camice bianco all'Adnkronos Salute. «Come suo medico di famiglia - spiega Aronica - ero autorizzato ad andarlo a trovare. L'ho visto l'ultima volta a metà agosto. A fine luglio stava molto male e ho consigliato una visita psichiatrica perché avevo capito che era a rischio suicidario. È stato visto da psichiatri tre volte, ci sono tre relazioni disponibili. La richiesta di libertà - prosegue il medico- si basava sulla perizia di parte, redatta da un noto pediatra che, guardando i filmati, ha ritenuto di vedere solo riprese di normali visite pediatriche. Purtroppo questa perizia è stata ignorata - ritiene Aronica - ed è stata ritenuta valida solo la perizia allergologica che lo accusava».
Flores D'Arcais, infatti, era un pediatra con specializzazione in allergologia e le visite contestategli si sarebbero prolungate troppo su pazienti femmine minorenni che visitava nude «per avere un quadro medico completo.
Il Messaggero