Si è riunita questa mattina la segreteria nazionale del Pd e, a quanto si apprende, ha confermato la linea di minoranza. «Ora è il momento della verità...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La linea attendista di Renzi e dei suoi però non convince chi, come Paolo Gentiloni, Dario Franceschini, Carlo Calenda etc. vuole rimettere il Pd in gioco. Per sostenere un eventuale governo del presidente. Più difficile con i Cinquestelle, anche perché in queste ore ha ripreso (sembra) il dialogo con il centrodestra. Il più convinto è il leader della minoranza, Andrea Orlando: «La discussione dentro il nostro partito è degenerata in uno scontro tra tifoserie. Chiedere di recuperare i toni adeguati non basta più. Le nostre attuali divergenze sul sistema di relazioni con le altre forze politiche e sulla collocazione riguardo alle famiglie europee, sono la conseguenza di un mancato chiarimento necessario da molto tempo ma che il voto ha reso urgente. Peggio della sconfitta può diventare la reazione o meglio la mancata reazione alla sconfitta». A breve giro la risposta del renziano Andrea Marcucci: «I 5Stelle sono molto distanti da noi. Per il Pd le intese si fanno solo sui programmi ed un’alleanza con Di Maio e Toninelli è del tutto improbabile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero