«Pascale lesbica»: Bonev indagata anche per stalking

Pascale e Bonev
E' elegantissima, Francesca Pascale, mentre attraversa i corridoi della procura di Roma: i capelli biondi e raccolti, il corpo fasciato in un raffinato completo nero....

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E' elegantissima, Francesca Pascale, mentre attraversa i corridoi della procura di Roma: i capelli biondi e raccolti, il corpo fasciato in un raffinato completo nero. Accompagnata dal suo avvocato Licia Polizio, cammina a testa alta fino all'ufficio del pm Eugenio Albamonte, che la ascolterà per più di un'ora in qualità di persona offesa. La Pascale è arrivata a piazzale Clodio per difendere la sua dignità e la sua rispettabilità, messe in dubbio da una donna che, pubblicamente, le ha screditate: Michelle Bonev, attrice e produttrice di origine bulgara, indagata per diffamazione e, adesso, anche per stalking ai danni della compagna dell'ex premier Silvio Berlusconi.




L'INTERVISTA

Nel corso di un'intervista concessa nell'ottobre del 2013 al programma Servizio Pubblico condotto da Michele Santoro, la Bonev aveva dichiarato di avere ottenuto i contratti per i suoi ultimi lavori televisivi e cinematografici grazie ad un'amicizia intima con Berlusconi e con la sua fidanzata: «Vanno sui giornali, dicono che sono una coppia, ma non è vero - aveva detto - lei è lesbica, io sono stata con lei, non una volta, avevamo un rapporto», aveva sentenziato la Bonev davanti alle telecamere, alzando un vero e proprio polverone. Le accuse, nei mesi successivi, sarebbero state ripetute in blog e social network.



La Pascale, però, ad essere dipinta come una "poco di buono" proprio non ci sta, e l'ha detto chiaro e tondo al pm Albamonte, che indaga sulla vicenda: le dichiarazioni della Bonev sono un cumulo di falsità, diffuse sfruttando la stampa e i social network. «Ci troviamo di fronte ad un classico caso di cyber stalking - ha dichiarato l'avvocato Polizio - La mia assistita ha ribadito innanzi al pm che le condotte persecutorie reiterate dalla signora Bonev tramite il suo blog e i più noti social network ed organi di informazione, le hanno inflitto uno stato di ansia tale da modificare le proprie abitudini di vita». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero