Los Angeles, parla in arabo al telefono e viene fatto scendere dall'aereo, brutto episodio per uno studente iracheno

Los Angeles, parla in arabo al telefono e viene fatto scendere dall'aereo, brutto episodio per uno studente iracheno
Essere costretti a scendere dall’aereo per aver fatto una telefonata in arabo: è quanto la paura (e la paranoia) dei tempi che stiamo vivendo, caratterizzati da un...

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Essere costretti a scendere dall’aereo per aver fatto una telefonata in arabo: è quanto la paura (e la paranoia) dei tempi che stiamo vivendo, caratterizzati da un costante allarme terrorismo, possono provocare in coloro che vedono minacce ovunque. Khairuldeen Makhzoomi, 26 anni, è un rifugiato iracheno, studente a Berkeley presso l’Università della California.


Lo scorso 6 aprile si trovava a bordo di un volo della compagnia aerea statunitense Southwest Airlines, che dall’aeroporto internazionale di Los Angeles lo avrebbe portato a Oakland. Nell’ambito delle attività accademiche, aveva appena partecipato a un evento in cui era intervenuto il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon. In attesa del decollo, il ragazzo ha fatto una breve telefonata a uno zio che vive a Baghdad per raccontargli dell’accaduto. Ma è incappato in una passeggera che, sentendolo parlare in arabo, ha subito lanciato l’allarme. E il povero Khairuldeen è stato fatto scendere dall’aereo.

«Ero contentissimo per la conferenza e così ho chiamato mio zio per parlargliene» ha dichiarato lo studente iracheno, che pochi minuti dopo la fine della telefonata è stato accompagnato a terra da un dipendente della compagnia di lingua araba. Khairuldeen Makhzoomi aveva raccontato al parente della cena a base di pollo che avevano consumato e di una domanda sullo Stato islamico rivolta al Segretario generale dell’Onu.

Prima di riattaccare, aveva promesso che si sarebbe fatto vivo una volta giunto a destinazione, concludendo con un rituale “inshallah” (“Se Dio vuole”). Ma una donna che sedeva vicino a lui ha cominciato a fissarlo, rivolgendosi poi al personale di bordo e riferendo di “commenti potenzialmente minacciosi”, come si legge in un comunicato della compagnia.

Il dipendente della Southwest Airlines, racconta il ragazzo, gli ha parlato “come fosse un animale”, dopo aver chiesto perchè si fosse espresso in arabo. Quando poi Makhzoomi ha commentato «Questo è quello che l’islamofobia fa in questo paese», l’uomo si è alterato, dicendogli che non sarebbe ritornato sull’aereo.
Zahra Billoo, direttrice esecutiva del Consiglio delle relazioni islamico-americane presso la sede di San Francisco, ha riferito di almeno altri sei casi simili avvenuti dall’inizio dell’anno: «Siamo preoccupati dal fatto che cittadini musulmani debbano affrontare sempre di più esami minuziosi e attacchi ingiustificati quando si apprestano a viaggiare» ha dichiarato.


Da parte sua, la compagnia aerea – per bocca di un portavoce – si è detta dispiaciuta per l’accaduto, precisando che “non commenta il comportamento di singoli dipendenti”; ha poi ripiegato su una risposta diplomatica: “Non scusiamo o tolleriamo discriminazioni di ogni tipo e siamo spiacenti per le esperienze a dir poco negative subite dai clienti a bordo dei nostri aerei”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero