Un delirio diventato incontrollabile, la «voce» dell'emiro che chiama ad uccidere «i miscredenti» per il ramadan, una jihad contro i complotti che...
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La giovane è grave, ma non rischia la vita. Il killer di Magnanville, banlieue di Parigi - condannato a 3 anni e 6 mesi nel 2013 per aver partecipato all'invio di 'combattentì in Pakistan - ha immortalato le sue gesta in un video. Lo stesso in cui si scaglia contro gli europei di calcio, che «diventeranno un cimitero», e in cui individua una lista di politici, 5 giornalisti, un esperto di islam, diversi rapper («musica di Satana», precisa). Tutta gente da eliminare, «andando sotto casa loro». Ha postato il video - durante l'azione e prima dell'assalto delle teste di cuoio del Raid - sulla nuova applicazione "live" di Facebook. L'hanno visto 98 dei suoi 160 «amici» - seguaci del suo account "Mohamad Ali" - prima che fosse ritirato a 11 ore dalla diffusione. Fra coloro che hanno cliccato su quel video - dicono gli inquirenti - ci sono senz'altro i suoi contatti dell'Isis, che hanno potuto confezionare in diretta il comunicato di rivendicazione. Abballa, 25 anni, nato a Mantes-la-Jolie, un paio di chilometri dal luogo del duplice delitto, non conosceva personalmente l'ufficiale che ha ucciso, ma sapeva che era un poliziotto. Lo ha pugnalato aspettandolo sotto casa. Salvaing, 42 anni, in abiti civili, non è morto subito, ha avuto il tempo di gridare per tentare di avvertire i vicini di casa del pericolo. Uno di loro ha chiamato la polizia, quindi le forze speciali antiterrorismo. Intanto Abballa si era barricato in casa con la compagna di Salvaing, Jessica, 36 anni, e con il figlioletto. Agghiaccianti le immagini che ha girato Abballa di se stesso dopo aver ucciso con una coltellata alla gola la donna. Dietro di lui, sul divano, il bambino di 3 anni e mezzo e lui che si chiede «cosa ci faccio con questo?».
Durante questo macabro rituale - ormai selfie e video sono un'abitudine dei killer della jihad - le forze del Raid sono riuscite ad abbozzare una specie di negoziato, durante il quale Abballa ha spiegato di aver obbedito all'appello «dell'emiro al Baghdadi». Il 21 maggio il portavoce al Adnani ha esortato i lupi solitari ad attaccare «i miscredenti negli Stati Uniti e in Europa durante il mese del ramadan». Dopo quattro ore di tentativi di trattativa, visto il lungo silenzio e visto che nelle ultime parole Abballa prometteva «una sorpresa» agli agenti che avessero fatto irruzione nell'appartamento, è scattato il raid. Più tardi sono stati ritrovati tutti gli oggetti abituali, Corano, djellaba, libri religiosi. Tre cellulari e tre coltelli. Il delirio del terrorista, a quanto ricostruito in queste ore, risale al 2010, a messaggi in cui affermava di aver «sete di sangue» e partecipava a strani addestramenti sportivo-religiosi insieme ad altri simpatizzanti integralisti.
Da anni era sotto intercettazione telefonica, era schedato «S», ma - si difende la polizia - dalle sue conversazioni non risultava che stesse per passare all'azione.
Il Messaggero