Il Papa in Corea: «Spero in rapporti con altri Paesi». E ai ragazzi: «Svegliatevi. Giocando con aggeggi si perde solidità»

Il Papa in Corea: «Spero in rapporti con altri Paesi». E ai ragazzi: «Svegliatevi. Giocando con aggeggi si perde solidità»
Il Papa ha battezzato Lee Ho Jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del traghetto Sewol, nel quale lo scorso aprile 293 persone sono morte e 10 sono state dichiarate...

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Il Papa ha battezzato Lee Ho Jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del traghetto Sewol, nel quale lo scorso aprile 293 persone sono morte e 10 sono state dichiarate disperse, in gran parte ragazzi della scuola superiore. Lee ha scelto di chiamarsi Francesco.








Il Papa, riferiscono i collaboratori, si è detto felice di poter amministrare il battesimo al signor Lee. Il rito si è svolto nella cappella della nunziatura di Seul, prima che il Papa andasse all'incontro con i vescovi dell'Asia, 68 presuli di 35 nazioni, nel santuario di Hemi, 90 chilometri a sud di Seul, uno dei luoghi simbolo delle persecuzioni anticristiane. L'identità della maggior parte dei 132 martiri torturati ed uccisi in questo luogo non è nota.




Il Papa: spero in relazioni del Vaticano con altri Paesi asiatici. «Spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo, a beneficio di tutti». Papa Francesco lo ha detto ai vescovi dell'Asia riuniti nel santuario di Hemi, 90 chilometri a sud di Seul, luogo simbolo delle persecuzioni anticristiane.

«Non mi riferisco - ha aggiunto il Papa a braccio - solo al dialogo politico, ma anche al dialogo umano e fraterno». Le parole del Papa potrebbero essere applicate alla Corea del Nord, alla Cina e ad altri paesi dell'Asia orientale con cui la Santa Sede non ha relazioni diplomatiche.




«Non si dialoga nascondendosi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti - ha detto il Papa - Servono empatia, accoglienza sincera, apertura di mente e cuore, se la nostra comunicazione non è un monologo». A proposito della «empatia» richiesta da un «dialogo autentico», anche in ottica missionaria, Papa Francesco ha detto che «la sfida che ci si pone è quella di non limitarci ad ascoltare le parole che gli altri pronunciano, ma di cogliere la comunicazione non detta delle esperienze, speranze e aspirazioni, delle loro difficoltà e di ciò che sta loro più a cuore».

Papa Francesco ha sottolineato che il dialogo per un cristiano si fonda anche sulla propria identità, «sulla logica stessa dell'incarnazione.
«In Gesù - ha aggiunto citando la "Ecclesia in Asia" di Giovanni Paolo II - Dio stesso è diventato uno di noi, ha condiviso la nostra esistenza e ci ha parlato con la nostra lingua. In tale spirito di apertura agli altri, spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti. Alle chiese asiatiche, piccolo gregge, è affidata la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra».



«I cristiani non vengono per conquistare». Poi, a braccio, il Papa, ha detto: «Non dovete vedere i cristiani come concorrenti, che vengono a togliere identità, ma come persone che vogliono camminare con gli altri».



«Giocando con aggeggi e cose perdiamo solidità». «Un modo con cui il mondo minaccia la solidità e identità cristiana è la superficialità - ha detto Francesco - La tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarci alle cose che realmente contano. In una cultura che esalta l'effimero e offre numerosi luoghi di evasione e di fuga, ciò presenta un serio problema pastorale».



«Ragazzi, svegliatevi». «Wake up, up, up, wake up» ha ripetuto Papa Francesco durante l'omelia della messa celebrata a Hemi per concludere la sesta giornata della gioventù asiatica. Ha alzato gli occhi dal foglio, sorriso e ripetuto il gesto e le parole. Anche alla fine dell'omelia, dopo che il traduttore ha completato la versione in coreano dell'ultima parte, il Papa, ancora sorridendo e gesticolando, ha detto «Wake up, wake up». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero