CITTA' DEL VATICANO Proprio mentre diversi cardinali e vescovi hanno sottoscritto una campagna internazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica che è in...
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La precisazione è arrivata mentre parlava a braccio durante una visita all'Istituto Nazareth, rispondendo ad una studentessa su quello che sta accadendo alle comunità dei cristiani perseguitate dai miliziani islamici . Iraq, Siria, Libia, Egitto, Sudan, Nigeria, Kenia, Somalia, Eritrea, Mali. L'elenco potrebbe continuare. “Parlare di genocidio è riduttivo, fa riferimento a considerazioni sociologiche, meglio parlare di martirio”. Per i cristiani si tratta di “dare testimonianza della fede in una situazione difficile”. Il Papa ha citato anche l'esempio coerente che hanno i giovani copti sgozzati l'anno scorso sulla spiaggia libica, guardando il mare. Tutti morti invocando il nome di Gesù.
Il Papa non ha fatto nessun riferimento alla campagna per sensibilizzare il genocidio dei cristiani, promossa dalla associazione cattolica tedesca Aiuto alla Chiesa che Soffre, e presentata anche nel parlamento italiano due settimane fa. A sostegno si sono già mobilitati diversi cardinali, tra cui Jean Luis Tauran, il 'ministro' del dialogo interreligioso.
In Vaticano sono in tanti che si chiedono perché a Villa Nazareth, parlando delle persecuzioni in corso e del concetto teologico di martirio, assai più ampio del significato di genocidio, abbia voluto glissare sulla campagna in corso, evitando qualsiasi riferimento alla iniziativa internazionale partita dall'associazione – Aiuto alla Chiesa che Soffre – fondata nel 1947 da padre Lardo, una figura eroica che si è spesa per aiutare i profughi di guerra e poi, fino alla morte, per soccorrere le chiese perseguitate nell'Est Europa, durante l'impero sovietico. Un silenzio che a molti è apparso singolare, visto che una delegazione di Aiuto alla Chiesa che soffre, guidata dal cardinale Piacenza era stata ricevuta dal Papa a Santa Marta tre giorni fa, per illustrargli migliaia di progetti umanitari in corso nei paesi arabi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero