Ha ragione il Papa: ci sono gesti che parlano più delle immagini e delle parole. Sotto un tendone bianco, davanti a un altare sgangherato e poche cose di pregio si è...
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Ci sono i volontari con giubbotti azzurri perchè fa freddo e tira vento, i volti dei presenti sembrano fortemente impressionati, c'è chi piange. C'è pure un Imam tra la folla. Tutto è essenziale, non c'e nulla di regale, di pontificio, eppure ognuno è come se avesse la consapevolezza che si stia svolgendo un momento speciale. «Facciamo vedere che è bello vivere assieme come fratelli. Pace e amore. Qui ci sono copti, evangelici, musulmani ma siamo tutti figli dello stesso Dio. E vogliamo tutti vivere in pace, integrati. Tre giorni fa c'è stato un gesto di guerra, di distruzione, in una città europea perchè c'è gente che non vuole vivere in pace. Dietro quel gesto, come dietro Giuda, ci sono i trafficanti d'armi che vogliono il sangue e non la pace, non la fratellanza».
Papa Francesco ha poi lavato i piedi a dodici rifugiati, alcuni dei quali musulmani. C'erano anche due donne tra loro, in lacrime per la commozione. Giovani dal volto segnato, gli occhi profondi, e la speranza di ricostruire qualcosa. «Ognuno di voi ha una storia diversa ma un cuore aperto e vuole la fratellanza». Alla fine della messa Francesco ha salutato uno per uno i profughi, regalando loro tante uova di Pasqua e aiuti concreti per i loro bisogni più stretti. Infine ha salutato gli imam presenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero