Vaticano, la sterzata di Francesco contro i carrieristi dopo gli scandali

Vaticano, la sterzata di Francesco contro i carrieristi dopo gli scandali
Nel magico mare del web, fluttuano pagine e pagine biografiche sia del sacerdote spagnolo Lucio Ángel Vallejo Balda, sia della “esperta in comunicazione” Francesca Immacolata...

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Nel magico mare del web, fluttuano pagine e pagine biografiche sia del sacerdote spagnolo Lucio Ángel Vallejo Balda, sia della “esperta in comunicazione” Francesca Immacolata Chaouqui e poi foto, post, link, tweet in quantità. «La vita è un paradiso di bugie», cantava Nilla Pizzi molti decenni fa, addirittura prima che i due personaggi principali del melodramma, attualmente in scena in Vaticano, nascessero.




LA MEZZA VERITÀ

L’intuizione è vecchia, ma i fatti sembra abbiano sempre qualcosa di nuovo. È così che Lucio Ángel Vallejo Balda arriva a Roma: sull’onda di una mezza verità, quella che lo definiva «il miglior economo della Chiesa», non era vero ciò nonostante in tanti hanno finto di crederlo. In effetti di economia, a livello diocesano, si era occupato nella sua poco conosciuta diocesi di incardinazione, quella di Astorga, una cittadina a 45 chilometri da Léon, nota per la cattedrale e per l’episcopio progettato da Gaudì, l’architetto beato.



Non doveva essere un lavoro particolarmente gravoso dato che, benché sulla carta fosse anche parroco di ben 13 comunità, il suo vescovo lo autorizzò ad aiutare gli organizzatori della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, quella del 2010. Chi non si lascia distrarre dalle chiacchiere sa che al vero “cervello finanziario” della Gmg 2010 (Yago de la Cierva), l’unica che non abbia lasciato dietro di sé uno strascico di debiti, (quella di Rio de Janeiro 2013 ha avuto un passivo di 30 milioni di euro) l’Opus Dei ha affidato la direzione dello Iese, la “businnes school” dell’Università di Navarra. Vallejo Balda che opusdeista non è (ne condivide la spiritualità, come i “terziari” degli antichi ordini, ma non l’identità carismatica e istituzionale) arriva dunque in Italia grazie all’ex arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela grande ammiratore di un altro movimento di origine spagnola, quello dei Neocatecumenali.



Che poi, una volta a Roma, abbia goduto dei benevoli racconti dei cortigiani di quella palude di interessi e di giochi di potere per nulla chiari, e abbia creduto che le lucciole fossero lanterne per illuminare i suoi piccoli o grandi interessi mondani, questa è un’altra storia. Visto poi come si è conclusa la parabola di Francesca Immacolata Chaouqui in Vaticano, si desume che una nomina papale non basti per andare in paradiso. E a due anni di distanza, ancora non si dissolve la meraviglia con cui, a Roma e nel mondo, venne accolta la sua nomina, il 18 luglio del 2013, nella Commissione di monitoraggio sui tagli di spesa in Vaticano (Cosea). Un’occasione straordinaria per una, allora, trentenne «lobbysta» conosciuta da pochi privilegiati anzitutto per la sua vicinanza a monsignor Lucio Vallejo Balda. «Ancora una volta una ferita cattiva è stata inferta a tutti i cattolici» ha commentato, amaramente, il direttore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. Forse, non è così.



FUTURO GOVERNO CENTRALE

Dopo questa ennesima prova dell’implosione del sistema di governo centralizzato della Chiesa, sarà facile per Papa Francesco ottenere l’assenso su quella costituzione apostolica che dovrà sostituire la “Pastor bonus”, legge con la quale il 28 giugno del 1988 Giovanni Paolo II rafforzò la centralità della segreteria di stato, pensando di poter “servire” la collegialità moltiplicando congregazioni, segretariati e pontifici consigli.



Al modello wojtylano servivano uomini ed energie che, come stanno dimostrando «i pappagalli, i corvi, i gufi e lo scarso numero di pecore» (la definizione è di Alberto Melloni) che abitano le sacre mura, la curia non ha saputo e non sa più cooptare. In un prossimo, forse imminente futuro (le leggi della Chiesa sono spesso promulgate in occasione dell’Avvento o del Natale), sapremo quanto e come il Papa intende ridisegnare il governo centrale e, con buone probabilità, anche lo stesso esercizio del ministero petrino. E a chi opporrà a soppressioni e ad accorpamenti la “sana tradizione”, potrà replicare: «sto solo riparando i guasti da voi provocati». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero