San Pietro, un grande dipinto del monsignore che ritrae i barboni del Vaticano

San Pietro, un grande dipinto del monsignore che ritrae i barboni del Vaticano
Città del Vaticano - Sul sagrato di San Pietro, durante la messa che ha celebrato il Papa, stamattina è stato esposto un grande quadro raffigurante il Cristo della...

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Città del Vaticano - Sul sagrato di San Pietro, durante la messa che ha celebrato il Papa, stamattina è stato esposto un grande quadro raffigurante il Cristo della Divina Misericordia. Una grande tela dipinta dal prete che ritrae con cavalletto, colori e pennelli tutti i barboni che vivono attorno al Vaticano, andandoli a soccorrere la sera, scambiando con loro qualche parole, raccogliendo le loro impressioni e, ritraendoli tra una chiacchiera e l'altra per dare loro un volto.


Monsignor Americo Ciani, già segretario della Biblioteca Vaticana e dell'Università del Laterano, ora in pensione, non ha mai smesso di coltivare la sua antica passione, la pittura e l'amore per i meno fortunati. Papa Francesco lo conosce bene, anche perchè è grazie alle mostre dei quadri di don Americo che vengono raccolti fondi per aiutare di volta in volta progetti umanitari in Africa, realizzati da una comunità di suore comboniane amiche di vecchia data del sacerdote.

L'ultima esposizione di quadri è servita per aiutare la cittadina di Amatrice e i terremotati del reatino. La vendita delle tele ha fruttato circa ventimila euro. L'asegno è stato consegnato al vescovo di Rieti, monsignor Domenico Pompili e al sindaco di Amatrice, Pirozzi. L'obiettivo concordato dal vescovo e dal sindaco è di usarli per restaurare un monumento simbolico raso praticamente al suolo del sisma di due anni fa.

Grazie all'abilità artistica di don Americo Ciani è stato possibile dare anche un volto a Willy, il barbone di origine tedesca morto in totale solitudine quattro anni fa, e sepolto per volere di Papa Francesco nel cimitero teutonico, situato all'interno delle mura michelangiolesche. Un fazzoletto di terra consacrata da sempre servito a ospitare re, regine, principi, cardinali tedeschi e, per una volta, anche un chochard. Sulla sua lapide il suo nome, Willy, e il dipinto realizzato anni prima dal monsignore dei barboni.

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Il Messaggero