Papa Francesco proclama martire il partigiano cattolico Teresio Olivelli

Papa Francesco proclama martire il partigiano cattolico Teresio Olivelli
Città del Vaticano Papa Bergoglio proclama martire un partigiano cattolico, Teresio Olivelli, una figura emblematica della Resistenza cattolica. Nacque in una famiglia...

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Città del Vaticano Papa Bergoglio proclama martire un partigiano cattolico, Teresio Olivelli, una figura emblematica della Resistenza cattolica. Nacque in una famiglia benestante a Bellagio nel 1916 e morì di percosse in un campo di concentramento in Germania il 17 gennaio 1945, a Hersbruck, in Baviera solo per avere difeso un prigioniero ucraino.


Durante la guerra si arruolò come volontario ufficiale degli alpini non sopportando di vedere che sul fronte, in Russia, fossero  mandati solo soldati di umili estrazioni sociali. Dopo il 1943 si schierò contro la Repubblica di Salò. Si aggregò alle Brigate Fiamme Verdi. Venne arrestato, scampò alla fucilazione e poi fu nuovamente catturato, finendo nel campo di concentramento di Hersbruck, dopo avere transitato nel lager di Fossoli, vicino a Carpi.

Prima della guerra è stato rettore del collegio Ghislieri di Pavia e professore universitario. In tasca, come tutti, aveva la tessera fascista. Profondamente cattolico e impegnato, dopo l'entrata in guerra dell'Italia decise di combattere il nazismo. Nella resistenza cattolica diffondeva il valore morale della rivolta. Venne perseguitato dai nazisti, perché si ribellava all'odio e diffondeva i valori dell'umanesimo cristiano: misericordia, perdono, libertà, giustizia. Nei lager di Fossoli, Bolzano-Gries, Flossenbürg ed Hersbruck divenne testimone della fede e della carità


Teresio Olivelli lasciò una celebre preghiera per comprendere l’idea di Resistenza: «Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni, noi ti preghiamo: sia in noi la pace che tu solo sai dare. Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore… Ribelli, così ci chiamano, così siamo, così vogliamo essere, ma la nostra è anzitutto una rivolta morale. È rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione dell’esistenza. Non vi sono liberatori, ci sono solo uomini che si liberano… Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare. Se cadremo fa’ che il nostro sangue si unisca al tuo innocente e a quello dei nostri morti, a crescere al mondo giustizia e carità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero