Papa Francesco, pugno di ferro contro i preti nigeriani ribelli: scuse entro 30 giorni o vi caccio

Papa Francesco, pugno di ferro contro i preti nigeriani ribelli: scuse entro 30 giorni o vi caccio
Città del Vaticano Pugno di ferro di Papa Bergoglio contro i preti ribelli nigeriani che, nella diocesi di Ahiara, in Nigeria, da quattro anni fanno il...

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Città del Vaticano Pugno di ferro di Papa Bergoglio contro i preti ribelli nigeriani che, nella diocesi di Ahiara, in Nigeria, da quattro anni fanno il bello e il brutto tempo creando divisioni, sollevando liti, esacerbando animi pur di non accettare il vescovo designato legittimamente dal Vaticano. Per rimettere in riga la comunità Bergoglio ha preparato provvedimenti draconiani e inediti.


Tutto questo perché finora nessuno di loro ha mai voluto accettare la nomina di un vescovo appartenente ad un’altra regione ma soprattutto ad una diversa etnia. Per il clero di Ahiara si sarebbe trattato dell’equivalente di uno schiaffo e così sono iniziate le proteste, fintanto che il vescovo contestato ha dovuto fare un passo indietro. Ieri il Papa ha convocato a Roma i vertici della diocesi, compreso il cardinale Onaieykan, amministratore provvisorio della diocesi in subbuglio e un gruppo di preti rappresentanti dei ribelli. «Chi si è opposto alla presa di possesso del vescovo, monsignor Okpaleke, vuole distruggere la Chiesa; ciò non è permesso; forse non se ne accorge, ma la Chiesa sta soffrendo e il Popolo di Dio in essa. Il Papa non può essere indifferente» ha iniziato Bergoglio, introducendo l’argomento.

Il discorso pronunciato è stato reso noto dall’agenzia vaticana Fides. Dopo avere riflettuto parecchio e scartata l’idea di sopprimere la diocesi ribelle, il Papa ha intimato a ciascun prete ribelle di inoltrargli al più presto una lettera di obbedienza totale, provvista di scuse e l’impegno a rispettare il vescovo designato. Altrimenti, ha specificato, se entro 30 non giorni i preti scriveranno verranno sospesi a divinis, decadendo dal suo ufficio. Naturalmente le lettere devono essere individuali, scritte singolarmente e personalmente, e non domande di perdono collettive. Insomma, Papa Bergoglio ha perso la pazienza. «Questo sembra molto duro ma è necessario. Forse qualcuno è stato manovrato senza una piena cognizione della ferita inferta alla comunione ecclesiale».


«Ritengo che qui non si tratti di un caso di tribalismo, ma di appropriazione della vigna del Signore. La Chiesa è madre e chi la offende compie un peccato mortale, è grave». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero