Bozzolo (Mantova) - In preghiera sulla tomba di don Primo Mazzolari, prete scomodo degli anni Cinquanta che dovette fare fronte alle critiche dell'epoca per le sue idee...
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Bergoglio ricorda che quella dei poveri è definita da don Primo Mazzolari un’«esistenza scomodante», e la Chiesa ha bisogno di convertirsi al riconoscimento della loro vita per amarli così come sono: «I poveri vanno amati come poveri, cioè come sono, senza far calcoli sulla loro povertà, senza pretesa o diritto di ipoteca, neanche quella di farli cittadini del regno dei cieli, molto meno dei proseliti». Poi aggiunge anche che Mazzolari ha «vissuto da prete povero, non da povero prete. Nel suo testamento spirituale scriveva: Intorno al mio Altare come intorno alla mia casa e al mio lavoro non ci fu mai suon di denaro. Il poco che è passato nelle mie mani [...] è andato dove doveva andare. Se potessi avere un rammarico su questo punto, riguarderebbe i miei poveri e le opere della parrocchia che avrei potuto aiutare largamente».
Insomma un esempio da seguire per i preti, i vescovi e i cardinali che spesso sono tentati da gestioni manageriali di opere ecclesiali destinate a ben altro. Insomma, un ritorno alle origini. Bergoglio ritiene infatti un metodo sbagliato «l'attivismo separatista» che si concretizza nel fondare «istituzioni cattoliche (banche, cooperative, circoli, sindacati, scuole...). Così la fede si fa più operosa, ma – avvertiva Mazzolari – può generare una comunità cristiana elitaria. Si favoriscono interessi e clientele con un’etichetta cattolica. E, senza volerlo, si costruiscono barriere che rischiano di diventare insormontabili per la gente».
Don Primo Mazzolari è stato definito “il parroco d’Italia”; e San Giovanni XXIII lo ha salutato come «la tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana». E il Beato Paolo VI colui che «Camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso noi non gli si poteva tener dietro! E così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. E’ il destino dei profeti» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero