Città del Vaticano – Chissà se Luca Sofri sa di essere diventato il gosthwiter (inconsapevole) di monsignor Nunzio Galantino. Basterebbe, infatti, fare una...
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Galantino spiegava, nel passaggio del suo discorso dedicato alle migrazioni, perchè gli immigrati che arrivano in Italia non se li sarebbe presi a casa sua e spiegava anche come rispondere alla domanda di chi spesso chiede alla Chiesa che predica l'accoglienza di accoglierli in Vaticano. «Non li prendo a casa mia perché sarei un incosciente presuntuoso a pensare che il problema di ciascuna di queste persone lo possa risolvere io, in casa mia. Non li prendo a casa mia perché per queste persone serve altro e meglio di quello che so fare io, servono pratiche e organizzazioni che sappiano affrontare le necessità di salute, prosecuzione del viaggio, integrazione, lavoro, ricerca di soluzioni. Non li prendo a casa mia perché voglio fare cose più efficaci, voglio pagare le tasse e che le mie tasse siano usate per permettere che queste cose siano fatte bene e professionalmente dal mio Stato, e voglio anche aiutare e finanziare personalmente le strutture e associazioni che lo fanno e lo sanno fare (...)». Lo stesso brano di Sofri che Galantino ha preso a prestito.
Il segretario della Cei in seguito ha spiegato che non si è attribuito assolutamente niente ma ha solo ripreso - nel suo intervento - la argomentazione di Sofri senza citare l'autore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero